Mediazione civile: L’ A.N.P.A.R. fa chiarezza
È dal 20 marzo 2010, data di entrata in vigore del D. Leg.vo n.
28 / 2010, – che il presidente dell’ Associazione Nazionale per
l’ Arbitrato e la Conciliazione, – Dott. Giovanni PECORARO – , ha affermato che tutte le notizie circolanti in merito all’ abrogazione del nuovo istituto giuridico della mediazione – richiesto da parte di soggetti “facenti parte di caste professionali” – erano false, tendenziose, scarse e contraddittorie. Il decreto richiamato, non era e non è possibile cambiarlo, in quanto la sua emanazione è frutto e necessità di attuazione di una Direttiva Comunitaria e di una delega espressa dal Parlamento – all’ unanimità – data al Governo fin dal lontano 1999, il cui termine ultimo di applicazione scadeva nel 2011.
La chiarezza su questa materia è d’ obbligo – dice PECORARO – poiché si fanno ogni giorno più pesanti i ricatti rivolti contro il Ministro della Giustizia “dalla casta”. Il Ministro, sa molto bene che il continuo rinviare o modificare, può mettere in pericolo il buon esito di funzionalità di questo importante e nuovo istituto giuridico che è la mediazione civile e commerciale.
Il Parlamento – continua Pecoraro – non può smentire se stesso, nel discutere di eventuali disegni di legge di cambiamento della norma, come invocato da una sparuta minoranza di professionisti. La delega concessa è stata attuata senza eccessi e nel rispetto delle regole della Direttiva Europea n. 52 / 2008, che avrebbe voluto, come per le controversie commerciali transfrontaliere anche, per quelle civili una obbligatorietà totale e non parziale, per la tutela di diritti disponibili dei cittadini.
Chi, vuole mettere a tutti i costi le mani in tasca degli italiani? La risoluzione di controversie in materia civile e commerciale al cittadino non costa niente o poco e dura pochissimo massimo quattro mesi. La cosa più importante è che la parte può, se vuole, anche conciliare da sola senza l’ assistenza di nessun consulente, ecco perché – afferma Pecoraro – non può prendere il nome di virtù questa scelleratezza che la “casta” intende far modificare al legislatore.
Pertanto, se miglioramenti dovessero essere fatti, vanno fatti, piuttosto nella direzione di ampliare il raggio della obbligatorietà su tutti i diritti disponibili a tutela dei cittadini. La giustizia è al collasso, e portare solo eccezioni in questo momento, significa non voler risolvere la questione giustizia civile, dove le controversie continuano ad aumentare in modo vertiginoso, a discapito dei cittadini e della competitività del Paese. Altro che gli invocati rinvii dell’ esperimento obbligatorio del tentativo di conciliazione.
Il ministro Angelino Alfano ha dato risposte certe e non contraddittorie quando ha presentato la legge sulla mediazione civile “questo nuovo istituto giuridico, a differenza di quella in materia di lavoro, non può e non deve fallire”. Si chiede un referendum? Facciamolo pure – dice PECORARO – ma, con i cittadini interessati alla risoluzione delle proprie controversie attraverso la giustizia extragiudiziale.
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