Legge lavoro. Napolitano non firma. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha chiesto alle Camere, a norma dell’ art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge di riforma del lavoro “affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale“. Lo si legge nella nota del Quirinale, in cui si chiede di realizzare la riforma con garanzie certe.
Il provvedimento sul lavoro è la prima legge che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rinvia alle Camere, ai sensi dell’ articolo 74 della Costituzione, da quando, a maggio del 2006, ha assunto la carica. In una nota del Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano spiega che non ha firmato ”a causa della estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni – con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 – che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale“.
“Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha chiesto alle Camere, a norma dell’ art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: “Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’ impiego, di incentivi all’ occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro“.
“Il Capo dello Stato – si legge nella nota del Quirinale – è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni – con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 – che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale”.