Legittimo impedimento, alla Camera è battaglia

di isayblog4 36 views0

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La legge sul legittimo impedimento, che permetterà a Berlusconi e ai ministri di non presentarsi alle udienze penali che li vedono imputati, ha tempi brevi per la sua approvazione: il voto finale è già fissato per mercoledì pomeriggio con le dichiarazioni di voto, dalle 17. Pd e Idv hanno presentato una serie di emendamenti e ordini del giorno, ma le pregiudiziali di costituzionalità firmati Dario Franceschini del Pd e Federico Palomba Idv sono state subito bocciate. L’ Udc di Pier Ferdinando Casini, invece, molto probabilmente si asterrà.

La maggioranza ha apportato altri due ritocchi al testo, per restringere il campo delle attività che costituiscono legittimo impedimento a comparire alle udienze per il premier e per ampliare quello relativo ai ministri. Per il presidente del Consiglio la modifica è leggermente restrittiva: attraverso due emendamenti della Commissione, viene considerata legittimo impedimento non più ogni attività comunque connessa alle funzioni di governo, ma ogni attività coessenziale alle funzioni di governo.

Per i ministri, invece, nel testo iniziale si considera legittimo impedimento soltanto “l’ esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni”. L’ emendamento della Commissione aggiunge anche “ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo“. L’ Udc aveva presentato modifiche in questa direzione e approva la decisione della maggioranza.

Antonio Di Pietro continua ad attaccare il provvedimento: “Chi riveste ruoli pubblici dovrebbe andare di corsa dal giudice per chiarire sue pendenze giudiziarie invece di avere dilazioni. Solo in un regime fascista e piduista si può accettare che il capo del governo e i ministri non vadano da un giudice se coinvolti in un reato. Ci vorrebbe invece una legge che dia la precedenza ad andare dal giudice e non lo impedisca”.

Per Massimo D’ Alema, il legittimo impedimento è una nuova versione del lodo Alfano, una sfida alla Consulta. “È una sfida alla Corte costituzionale, perché non c’ è il minimo dubbio che stiamo riapprovando in un’ altra forma, più furbesca, il lodo Alfano, in più con un’ incomprensibile discriminazione verso le altre alte cariche dello Stato, che non capisco perché non debbano essere tutelate”.

Per il Pdl: “Spetta solo al popolo decidere chi deve governare e non a qualche magistrato che solo qualche ora fa ha dimostrato il proprio pregiudizio contro il presidente del Consiglio” replica Gaetano Pecorella, il quale accusa la sinistra giustizialista e chiede una regola certa sugli impedimenti del presidente del Consiglio.

foto ansa

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