Nonostante e, anzi, attraverso la crisi, la Lombardia governata dalla Giunta Formigoni ha confermato e sviluppato una duplice leadership in Italia: economica, come traino del Paese; politica, come laboratorio avanzato di un nuovo modello di governo democratico fondato sulla sussidiarietà.
“La parola chiave – ha detto Formigoni – è innovazione. Innovare per competere a livello mondiale sulla scala più alta”. Sono i capisaldi che emergono dal Rapporto di Fine Legislatura, ponderosa opera dell’ IRER, Istituto regionale di ricerca della Lombardia, presentata all’ Auditorium Gaber del Palazzo della Regione, alla presenza di una platea di 300 persone.
Capisaldi messi in rilievo dall’ intervento conclusivo del presidente Roberto Formigoni, che ha definito la Lombardia come Regione dell’ innovazione. Il Rapporto è un’ analisi scientifica e oggettiva delle politiche messe in campo dalla Regione Lombardia in questi cinque anni. Consta di 6 volumi. Il volume principale, “Società, governo e sviluppo del sistema lombardo” caratterizza in dettaglio il modello lombardo e si avvale del coinvolgimento di 133 autorevoli studiosi.
Poi ci sono quattro dossier tematici, volumetti più agili, che offrono una rendicontazione chiara e trasparente delle politiche e delle risorse messe in campo, e anche dei risultati ottenuti, nei vari settori. Infine il volume “Punti di vista” raccoglie i giudizi di 100 personalità del mondo istituzionale, della cultura, dell’ economia e della politica.
“Il primo aspetto che avverto come decisivo dalla lettura del Rapporto – ha detto Formigoni nel suo intervento conclusivo – è il confermarsi di una duplice vocazione storica della Lombardia, cui abbiamo assistito e che abbiamo sostenuto in questi anni: quella, ben nota e tradizionale, di locomotiva economica del Paese, ma anche quella, probabilmente più recente, di laboratorio di innovazione politica e istituzionale.
Per Formigoni “la prima è documentata dalla reazione alla crisi che il nostro sistema ha adottato. Il Rapporto bene documenta come il nostro sistema produttivo ha dimostrato una tenuta sorprendente. È la tenuta di un modo di concepire e praticare il lavoro e la produzione, che preferisce il risultato di medio periodo ai rendimenti di breve, attento agli uomini, alla qualità, alla solidità del produrre piuttosto che all’ azzardo”.
“I sistemi che si reggono sul lavoro degli uomini – ha commentato Formigoni – resistono e si dimostrano perfino più capaci di innovare”. Gli anni recenti ci consegnano una Lombardia – dice il Rapporto – che ha giocato anche un ruolo di innovazione politica. “Qualunque sia – ha argomentato il presidente – la valutazione che si intenda dare della classe politica e dirigente e della società lombarda, qualunque siano le opinioni politiche rispetto alle opzioni adottate, non vi è dubbio che il sistema lombardo nel suo complesso si sia assunto in questi anni, (e spesso da solo!) la responsabilità di affrontare i limiti del regionalismo italiano e di richiamare la necessità di compiere finalmente il processo di autentica unità nazionale.
Nella dialettica con lo Stato nazionale, spesso giunta fino alla Corte, la Lombardia non si è mai limitata alla mera rivendicazione di spazi di sovranità, ma ha sempre proposto e discusso una nuova concezione della statualità. Non a caso raccogliendo sempre in tale impresa un consenso ampio delle forze politiche e delle rappresentanze degli interessi della regione“.
“La Lombardia della sussidiarietà – ha proseguito Formigoni – quella che assegna ruolo di protagonista alle persone, alle famiglie, alle formazioni sociali, è questa stella che pulsa (come disse il grande storico Giorgio Rumi), e che mantiene la sua forte energia. Credo che quella che oggi stiamo attraversando sia una fase di espansione. Soprattutto è una fase inedita, nella quale non possiamo commettere l’ errore di accontentarci delle parole, delle azioni e dei modelli che conosciamo e che abbiamo contribuito a costruire. Siamo positivamente costretti a ricominciare nel solco della nostra antica e straordinaria storia e delle più recenti innovazioni“.
“In gioco – ha concluso Formigoni – c’ è la anche il consolidamento della democrazia. Intesa come spazio perché ciascuno possa esercitare responsabilmente il proprio desiderio di bene. Permettetemi di chiudere con una frase di Toqueville e valga come augurio a tutti: Il paese più democratico del mondo è anche quello in cui gli uomini hanno più perfezionato e applicato più frequentemente l’ arte di perseguire in comune gli oggetti dei desideri comuni’“.
Fonte: Regione Lombardia