E intanto la legge sul processo breve passerà alla Commissione giustizia della Camera, dove, si dice, subirà delle modifiche, forse senza la norma ad personam, e tornerà in Senato. In sintesi, non se ne farà più nulla. Ovvero la legge già timbrata da un ramo del Parlamento potrebbe venir fuori se Berlusconi dovesse ritrovarsi completamente indifeso, davanti ai giudici milanesi, contro le condanne incombenti. Si dubita tuttavia che Silvio Berlusconi ricorrerebbe a questa escamotage, poiché si renderebbe conto dello sconvolgimento enorme per l’ intero sistema della giustizia. L’ intesa tra Berlusconi e Fini punta sul legittimo impedimento.
Quindi non potranno tenersi udienze quando il premier avrà impegni istituzionali. Fini non solleva obiezioni: aveva forti riserve sul processo breve. In realtà, resta anora molto da chiarire. Ancora non si capisce bene quali saranno gli impedimenti consentiti per legge (ad esempio, se ricomprendere nella lista quelli di natura internazionale), e quali saranno i ritocchi alla Carta costituzionale.
Nell’ incontro Fini – Berlusconi sembrava prevalere l’ idea di puntare sull’ immunità per tutti i politici anziché per uno soltanto, come prima di Tangentopoli. Tuttavia qualunque riforma della Costituzione richiede forme di convergenza bipartisan. Per questo motivo fra i berlusconiani si sottolinea continuamente la necessità del dialogo con l’ opposizione.
Pietro 22 Gennaio 2010 il 18:20
Visto che la sinistra fa quello che può (poco), confido in Lei On. Fini per far ragionare il “perseguitato” e fargli capire che le leggi approvate in Parlamento debbono valere per tutto il popolo italiano. Se Berlusconi afferma di poter provare la sua innocenza davanti ai giudici, che paura ha a presentarsi nei tribunali come hanno fatto altri politici più autorevoli di lui? A che servono leggi speciali che tutelino le più alte cariche dello Stato? Non Le sembra che chi le rappresenta debba essere uguale ad ogni cittadino? Io sono un elettore di sinistra ma oggi posso confidare solo nel Suo buonsenso e nella Sua dimostrata onestà intellettuale.