Vignale (Pdl): “In Piemonte quasi 10 mila gli alunni frequentano istituti in cui la presenza straniera è superiore al 30%. Se non si interverrà per garantire una percentuale inferiore la capacità di apprendimento degli alunni sarà a rischio e si creerà una scuola a due velocità”. Le proposte del Pdl: patentino di lingua, istituzione di una commissione per la scelta dell’ inserimento scolastico e dichiarazione di percorso scolastico del ragazzo da parte della famiglia.
Negli ultimi dieci anni in Piemonte, la presenza straniera è drasticamente aumentata e parrebbe essere destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni non solo per via di nuove immigrazioni e ricongiungimenti familiari, ma anche per il sempre maggiore contributo dei nati da genitori stranieri che nella nostra regione rappresentano il 14% delle nascite totali.
Il Piemonte (dopo Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Lazio) è la quinta regione italiana per numero di stranieri nelle scuole. In meno di dieci anni la presenza di alunni stranieri aumenta vertiginosamente registrando un incremento di oltre 8 percentuali in meno di dieci anni, arrivando a registrare oltre 55 mila unità nel 2008.
In Piemonte la provincia a registrare un tasso più alto di scolarizzazione straniera è Torino, che nell’ a.s. registra quasi la metà degli alunni non italiani regionali (22.779), ponendosi come una delle 15 province italiane con la più alta concentrazione di scuole statali che ospitano più del 30% di alunni stranieri. A Torino vi sono scuole con oltre il 60% di alunni stranieri (ad esempio il Parini di corso Giulio Cesare a Torino o alcune scuole di San Salvario), e dove può capitare di trovare una classe per la maggior parte formata da stranieri, provenienti da etnie diverse (marocchini, albanesi, nomadi, cinesi, etc..).
Nel 2006 la Regione Piemonte ha siglato un accordo con l’ USR (Ufficio scolastico regionale) ed i sindacati di categoria della scuola, al fine di erogare – attraverso bando – finanziamenti per il sostegno economico alle scuole che hanno una concentrazione di studenti stranieri medio alta.
Secondo questo accordo, è prevista una quota fissa per le istituzioni scolastiche che presentano una percentuale di alunni stranieri sul totale degli iscritti superiore al 5% ed una quota pro capite per alunno di 20 euro alle scuole con percentuale superiore al 40%, di 16 euro alle scuole con percentuale tra il 20% e il 40% e di 14 euro, con percentuale inferiore al 20%, con una previsione di spesa per anno a carico del bilancio regionale di 600.000,00 di euro. Accordo che è stato rinnovato ogni anno con un importo di spesa totale di quasi 1.8 milioni di euro.
Secondo l’ ANSAS Piemonte, nell’ anno scolastico 2007 – 2008, il 67,4% (458) delle scuole presenti sul territorio regionale ha presentato richiesta di finanziamento per l’ integrazione degli alunni stranieri, mentre quest’ anno sono state 511 le scuole a fare domanda di accesso al bando, con un incremento dell’ 8,.8%.
Secondo questi dati, solo il 15,72% degli istituti piemontesi registra alunni stranieri, e solo il 2% di questi ha una presenza non italiana superiore al 20% degli allievi totali.
Il che significa che, se il trend crescente di presenza straniera dovesse confermarsi, in Piemonte circa 50 mila studenti rischiano di avere un tasso di scolarizzazione rallentato e problematico.
Il che significa che la proposta Gelmini di applicare un tetto del 30% di alunni stranieri per classe, coinvolgerebbe appena l’ 2,1% delle istituzioni scolastiche piemontesi che hanno fatto richiesta di accesso al bando.
Quindi il nuovo provvedimento ministeriale non inciderà in modo sostanziale sulla scuola piemontese, eviterà tuttavia il formarsi di vere e proprie scuole ghetto, frequentate solo da alunni stranieri, che potrebbero generare gravi problemi nell’ integrazione oltre che creare il rischio di scuole a due velocità, una per gli italiani l’ altra per gli stranieri.
Oltre a considerare la presenza straniera, bisogna infatti tenere anche conto che secondo la C.M. n 93 / 2006 “l’ iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane in ogni ordine e grado (…) può essere richiesta in qualunque periodo dell’ anno scolastico”. Il che significa che uno straniero viene inserito nella classe corrispondente all’ età anagrafica a prescindere dalle conoscenze pregresse e dal livello di comprensione della lingua italiana, generando notevoli problemi di apprendimento e di integrazione.
Bisogna anche tener presente che i problemi di integrazione e di rallentamento della didattica a causa di presenze straniere si aggravano ancor di più in Piemonte, dove sono ancora presenti pluriclassi, ovvero classi in cui convivono alunni che frequentano corsi differenti.
Come rilevato da una ricerca commissionata dalla Regione il maggior problema per gli studenti stranieri è l’ apprendimento della lingua. Problema questo che, a detta degli insegnanti, ritarda l’ andamento delle lezioni per tutta la classe, e obbliga scuola e insegnanti a programmare corsi di lingua extrascolastici per gli alunni non italiani.
Inoltre, secondo quest’ indagine, tra le principali difficoltà segnalate dei docenti vi è la tendenza all’ autoisolamento dei gruppi etnici, la difficoltà a far rispettare agli allievi stranieri regole che non fanno parte della loro cultura e la dispersione scolastica. Per far fronte a questi problemi, il 64,52 % dei docenti intervistati dalla ricerca hanno ammesso di aver attivato un laboratorio linguistico per l’ apprendimento dell’ italiano e il 52,36 % ha organizzato laboratori di recupero.
Una presenza eccessiva di alunni stranieri nelle classi rischia quindi di creare situazioni molto complesse, come il fenomeno dell’ autoghetizzazione degli studenti stranieri o la fuga di studenti italiani in altre scuole, attraverso il ritiro di figli italiani dalla scuola per timore da parte dei genitori di un drastico rallentamento delle lezioni. Oltre che, evidentemente, una difficile comprensione dell’ italiano incide sull’ accoglienza e integrazione di un ragazzo con i propri coetanei, rischiando di portare ogni bambino all’ autoesclusione.
È quindi evidente che si tratti di un problema didattico e che la proposta Gelmini sia dettata oltre che da una necessità di garanzia non solo di un uguale apprendimento da parte di studenti italiani e stranieri, ma anche del raggiungimento di un uguale livello scolastico per tutti gli alunni.
Attraverso l’ applicazione di un tetto di presenza massima per classe, si potrebbero quindi ridurre le classi ghetto, scongiurare il fallimento didattico cui va incontro una classe dove lo svolgimento dei programmi scolastici e arginare l’ effetto delle divisioni tra i ragazzi lungo frontiere linguistico – nazionali.
Per questo motivo il Pdl propone di andare ancora oltre e insieme alla limitazione della percentuale straniera in ogni classe e di trasformare in azioni concrete quando già segnalato nel piano triennale 2009 – 2011 di interventi in materia di istruzione, diritto allo studio e libera scelta educativa della Regione Piemonte dove si sottolinea quanto sia necessario massimizzare gli sforzi di integrazione orizzontale nella programmazione degli interventi tra i soggetti competenti, definire un protocollo comune di azioni da svolgere nonché stipulare un accordo interistituzionale per favorire le sinergie tra istituti ed enti locali.
Per le scuole elementari e medie, si potrebbe colmare il deficit linguistico dei giovani immigrati attraverso corsi di lingua estivi o extra scolastici, istituzione di un patentino di certificazione della conoscenza dell’ italiano per l’ inserimento nelle classi ordinarie, fino all’ ottenimento del quale seguiranno lezioni ordinarie per materie dove la conoscenza dell’ italiano non sia fondamentale, come le lingue straniere, l’ educazione tecnica, educazione fisica, artistica o informatica, e classi separate per le altre.
Per quanto riguarda invece le scuole materne, elementari e medie inferiori si potrebbe seguire il modello emiliano, e creare una rete tra istituti ed enti locali e istituire un’ apposita Commissione per l’ orientamento, composta da rappresentanti della scuole, mediatrici interculturali, assistenti sociali, valuti ogni singolo caso, al fine di definire l’ inserimento più mirato possibile, tenendo conto anche di una distribuzione degli studenti nel territorio, fra tutte le scuole e sarà l’ economia locale a farsi carico dei problemi di inserimento degli alunni stranieri.
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