Si è svolto nella giornata di domenica l’ atteso incontro tra la comunità ebraica e il Papa, appuntamento storico dopo ventiquattro anni dalla visita dell’ allora Pontefice Giovanni Paolo II al medesimo luogo (era il 13 aprile 1986). L’ incontro è stato preceduto, in settimana, da critiche e forti prese di posizione (in particolare dal Presidente dei Rabbini Italiani Giuseppe Laras, a tale proposito, è possibile leggere quanto scritto già dalle colonne di questo blog), con riguardo alla Shoah e alla beatificazione di Pio XII, motivo per il quale c’ era molta attesa sia per il discorso ufficiale del Papa che per le parole pronunciate dai massimi esponenti dell’ ebraismo romano e italiano.
Numerose le autorità presenti, in rappresentanza del mondo politico, fra le quali, il Vice Primo Ministro israeliano Silvan Shalom, il Presidente della Camera Gianfranco Fini, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno e Gianni Letta che, era presente, nella duplice veste di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nonché, nella sua carica onorifica di Gentiluomo di Sua Santità.
La visita è stata preceduta da una sosta di fronte alla targa che ricorda il rastrellamento degli ebrei del ghetto, avvenuto il 16 ottobre 1943 (solo 17 su 1021 sono ritornati a casa vivi dai campi di sterminio) e da una fermata presso la targa di commemorazione dell’ attentato in sinagoga del 09 ottobre 1982, dove morì il bimbo di due anni Stefano Gay Taché e rimasero ferite trentacinque persone.
Il punto focale del discorso del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Di Segni è stato quando ha affrontato la questione di Pio XII, “il cui silenzio, di fronte alla Shoah, duole ancora come un atto mancato. Forse non avrebbe fermato i treni della morte, ma avrebbe trasmesso un segnale, una parola di estremo conforto, di solidarietà umana, per quei nostri fratelli trasportati verso i camini di Auschwitz. In attesa di un giudizi condiviso, auspichiamo, con il massimo rispetto, che gli storici abbiano accesso agli archivi del Vaticano che riguardano quel periodo e tutte le vicende successive al crollo della Germania nazista”.
Prima di lui ha parlato, fra gli altri, il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il quale ha sottolineato come “noi figli della Shoah della seconda e terza generazione, che siamo cresciuti nella libertà, sentiamo ancora di più la responsabilità della Memoria. Se sono qui a parlare da questo luogo sacro, è perché mio padre e mio zio Raffaele trovarono rifugio nel convento delle Suore di Santa Marta a Firenze, alle quali lo stato di Israele ha conferito la Medaglia di Giusti fra le Nazioni”. Riccardo Pacifici è figlio di Emanuele Pacifici e nipote del Rabbino Capo di Roma Riccardo Pacifici, morto ad Auschwitz insieme alla moglie Wanda.
La cerimonia si è conclusa con l’ atteso intervento del Papa che, deludendo forse le aspettative di alcuni presenti, con riguardo alla Shoah, ha voluto espressamente ricordare “gli Ebrei romani che, in questo luogo, vennero strappate da queste case, davanti a questi muri e, con orrendo strazio, vennero uccisi ad Auschwitz. Come è possibile dimenticare i loro volti, i loro nomi, le lacrime, la disperazione di uomini, donne e bambini?
Lo sterminio del popolo dell’ Alleanza, di Mosè, prima annunciato, poi sistematicamente programmato e realizzato nell’ Europa sotto il dominio nazista, raggiunse il quel giorno tragicamente anche Roma. Purtroppo, molti rimasero indifferenti, ma molti, anche fra i Cattolici Italiani, sostenuti dalla fede e dall’ insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli Ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne. Anche la Sede Apostolica svolse un’ azione di soccorso, spesso nascosta e discreta”.
Anna Sara Balloni – Kevin John Carones