L’ attuale momento, e il futuro, dell’ immobiliare, sono al centro dell’ attenzione (per i riflessi che il settore da sempre ha sul resto dell’ economia, e quindi della crisi in atto). Lo scudo fiscale, però, non promette gran che (tantomeno a breve), nonostante interessate previsioni che spingono sugli immobili di pregio.
D’ altra parte, è un fatto che l’ inflazione (attesa per il secondo semestre dell’ anno prossimo, al minimo nell’ ultimo trimestre) rivaluterà, com’ è sempre avvenuto, l’ investimento nel settore, sostanzialmente stabile – invece – dal 2005, allorché si arrestò il ciclo propulsivo che aveva caratterizzato gli anni precedenti, a partire dal ’98.
Ma la domanda è questa: è pronta l’ Italia per la preannunciata ripresa dell’ immobiliare? Ha una politica idonea per affrontarla? Dire che questa politica non c’ è, è un eufemismo. Non c’ è per niente, ma proprio per niente. La vicenda della cedolare secca (vergognosa, si sono senza motivo traditi patentemente gli impegni elettorali scritti) è sotto gli occhi pietosi di tutti.
Gli assalti alla diligenza dei risparmiatori dell’ edilizia, si susseguono ad un ritmo al quale la nostra organizzazione fa sempre più fatica a tener testa: dalla polizza anticalamità obbligatoria (aggiuntiva della contribuzione, altrettanto obbligatoria e agli stessi scopi, dei Consorzi di bonifica) ai ripetuti tentativi regionali di dar vita al famigerato libretto casa (pur bocciato da 8 pronunciamenti giudiziari, Corte costituzionale compresa), alla tassa occulta per una manutenzione straordinaria degli ascensori (che il ministro Scajola – come già anni fa – ha voluto, ma che non ci è imposta da alcuna norma europea).
Intanto, si pagano le tasse anche su redditi locativi non percepiti; si pagano tasse sugli immobili sfitti, sempre più numerosi in funzione del momento di crisi; si paga l’ Ici anche su immobili inutilizzabili; si pagano i Consorzi di bonifica (che pretendono di svolgere funzioni ambientali e servizi fognari) e contemporaneamente si paga il tributo ecologico alle Province e l’ apposita tariffa ai gestori dei servizi di fognatura; si pagano aliquote Ici bestialmente alte per le seconde case perché non si è nei relativi comuni neppur ammessi al voto; le imprese che locano non deducono (o quasi) le spese, e insufficiente è la relativa deduzione anche per i singoli.
In presenza di un Fisco come questo (che non merita alcun rispetto, tantomeno morale), fa capolino in Senato una riforma del condominio che non ha anima e che triplicherà il contenzioso, una riforma che cerca da anni un legislatore preparato e quindi in grado di dargli quella capacità giuridica che l’ istituto ha in tutta Europa. Ancora, fa capolino la scadenza del blocco sfratti ed è facile prevedere che anche con questo Governo assisteremo all’ ennesimo irresponsabile rinnovo di un patto scellerato che si ripeterà per la 25a volta a far tempo dal solo 1978 (quasi un blocco all’ anno…).
L’ immobiliare, dunque, attende una politica, solo una politica (per affrontare in modo adeguato i tempi che verranno). Invece, regna il vuoto assoluto, la programmazione del pressapochismo, l’ opportunistico calcolo del giorno per giorno. Per l’ affitto, nessuna sensibilità (e sarebbe la soluzione). Sensibilità i politici, di ogni tempo e di ogni colore, la mostrano solo per costruire e costruire ancora (ed è inquietante dare una risposta al relativo interrogativo).
Corrado Sforza Fogliani
presidente Confedilizia