Il ministro Stefania Prestigiacomo a Copenaghen ha svolto egregiamente il ruolo di rappresentante del Governo italiano, pur nella difficile situazione della mancanza del Presidente Berlusconi trattenuto in Italia per la vile aggressione subita nei giorni scorsi, ad una trattativa a cui sono presenti tutti i capi di stato dei più importanti paesi del mondo. Non è comprensibile invece, l’ entusiasmo per la posizione degli Usa illustrata da Obama dei senatori del Pd Della Seta e Ferrante che si sperticano in elogi per un intervento peraltro criticato duramente, tra gli altri, da Phil Radford, Direttore Esecutivo di Greenpeace Usa, che ha commentato “Il mondo si aspettava dal Presidente un discorso di speranza, nello spirito dello slogan pre – elettorale “Yes We Can”. Il senso di quello a cui abbiamo assistito è stato invece: conoscete l’ impegno americano, sta a voi prendere o lasciare”, ha detto Radford.
Obama ha confermato che gli Usa non firmeranno l’ accordo di Kyoto, che è giuridicamente vincolante e che ridurranno le loro emissioni di Co2, senza obbligo internazionale, entro il 2020 del 17%, ma rispetto a quelle del 2005 e non rispetto a quelle del 1990 come previsto dal protocollo di Kyoto.
Ha inoltre genericamente detto che gli Usa sono disponibili a partecipare alla costituzione dei fondi per i paesi sottosviluppati già decisi di 10 miliardi di dollari per il 2010, 2011, 2012 e di 100 miliardi di dollari per gli anni dal 2020 in avanti, senza precisare la quota e senza obbligo internazionale, ma secondo la legge americana. Ha inoltre condizionato tali decisioni all’ assunzione di precisi impegni da parte dei paesi in via di sviluppo.
Forse i senatori del Pd Della Seta e Ferrante, probabilmente ancora affetti da Obamite non ricordano che l’ Europa, e quindi l’ Italia, a differenza degli Usa ha firmato il protocollo di Kyoto, vincolante a livello internazionale, definito le quote di partecipazione ai fondi di sostegno per i paesi in via di sviluppo a cui l’ Italia parteciperà con 600 milioni di dolalri all’ anno fino al 2013. Inoltre l’ Italia stessa è impegnata a ridurre le emissioni al 2020 del 20%, ma rispetto a quelle del 1990.
Il già striminzito 17% degli Usa è rapportato alle emissioni del 2005. Applicandolo alle emissioni americane del 1990, come sarebbe corretto fare, rappresenta un non commentabile 4%. L’ Italia non frena certo rispetto agli altri paesi europei, che però va ricordato possono contare sul nucleare a zero emissioni. Credo peraltro sia imprudente aumentare ulteriormente i già elevati obblighi europei oltre il 20% di fronte agli Usa che si impegnano solamente per il 4%.
Più che cercare chi frena Copenhagen, quindi, i senatori Della Seta e Ferrante dovrebbero cercare chi secondo le parole di Greenpeace rischia di uccidere Copenhagen ovvero il presidente Usa e provare a curare la grave Obamite che li affligge.
Sen. Andrea Fluttero
Segretario della Commissione Ambiente