“Non è accettabile che gli incentivi anticrisi siano riservati solo al settore dell’ auto, mentre è devastante lo tzunami che ha investito l’ industria italiana delle costruzioni. Tutti i suoi comparti produttivi, dalle imprese realizzatrici ai produttori di laterizi, dal legno al vetro, dal calcestruzzo alle macchine di cantiere, dall’ impiantistica alla chimica, alle società d’ ingegneria, sono in ginocchio”. Federcostruzioni è la federazione che riunisce tutto il mondo delle costruzioni, della progettazione e delle imprese fornitrici di materiali, presieduta da Paolo Buzzetti, anche presidente Ance.
Spalleggiato da una quindicina di altrettanti rappresentanti delle categorie produttive della vasta filiera che concorre alle costruzioni, settore tra i più determinanti per l’ Italia in termini di occupazione e di più, Buzzetti ha lanciato un richiamo forte e chiaro al governo. Per l’ industria delle costruzioni nel biennio 2009 – 2010 si delinea un calo della produzione del 30%. E 10 milioni di ore lavorative, corrispondenti a 100 mila posti di lavoro, sono già una perdita consolidata. Se non si interviene adesso, c’ è il rischio che l’ anno venturo la situazione sia irrecuperabile con massicci licenziamenti e profondo disagio sociale.
“Bisogna fare presto, ha insistito Buzzetti. Cipe per le grandi e piccole opere, i vari piani casa, sono tutte buone iniziative, ma la concentrazione degli incentivi al solo comparto dell’ auto e soprattutto la vischiosità delle procedure decisionali nell’ apparato pubblico soffocano il settore. Gli interventi dei rappresentanti dei vari comparti della filiera hanno, se possibile, rappresentato una realtà in qualche caso addirittura più drammatica. Prendiamo l’ Anima, l’ associazione dei produttori di macchine movimento terra, 40 miliardi di tourn over, un migliaio di imprese.
“Nel 2008 abbiamo perso il 20% del fatturato; nel 2009 siamo arrivati a meno 50%. Con tutto ciò le imprese non hanno mollato, ma senza un intervento forte del governo, il 2010 si prospetta con encefalogramma piatto ha denunciato il presidente, Luca Turri. Stesso clima in Andil, l’ associazione dei produttori di laterizi. Catervo Cangiotti che li rappresenta e che è anche vicepresidente di Federcostruzioni, non ha potuto che testimoniare anche tra i suoi una caduta verticale dei fatturati.
“La crisi è così grave, ha detto, che si vanificano le misure di contrasto introdotte dal governo. Ma c’ è di peggio. Il piano casa sta naufragando in un pantano di leggi regionali che non fanno che aggravare la situazione”.
Augusto Federici di Federbeton, ovvero la filiera del cemento e del calcestruzzo armato, ha lamentato la mancanza di una vera strategia di riqualificazione urbana e territoriale del paese.
“L’ Italia è ormai indietro rispetto a partner europei, come la Spagna, che fino a pochi anni fa non consideravamo nemmeno come competitor. La via italiana al federalismo, salvo pochi casi come quello del Veneto, si sta traducendo in paralisi di qualunque progetto di sviluppo. E allora che s’ ha da fare? Non credo che il rispetto del patto di stabilità precluda la possibilità di dare un po’ di benzina a una macchina come la nostra, così determinante per l’ economia del Paese – ha detto Buzzetti – e non credo nemmeno che non si possano ridurre i tempi di pagamento da parte delle stazioni appaltanti pubbliche, una piaga quella dei ritardi di pagamento che negli ultimi mesi si è allargata spaventosamente. Per quanto poi riguarda la semplificazione normativa, che per noi è essenziale, questo governo era partito bene, ma il meccanismo perverso dei veti incrociati tra potere centrale e regioni ha vanificato tutto quanto c’ era di buono nel progetto”.