“Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza ai lavoratori precari dell’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca che da giorni protestano sul tetto della loro sede di lavoro per salvare il posto. Dopo aver già licenziato 250 precari, l’ ente infatti si ora appresta a licenziare altri 200 lavoratori dell’ ex – ICRAM, l’ istituto confluito nell’ ISPRA nell’ agosto 2008, e costituito per buona parte dal personale che si occupa di ricerca applicata, di cui questo provvedimento spazzerebbe via la quasi totalità dei giovani che ne fanno parte.
Compiere una scelta del genere ai danni della ricerca applicata vuol dire, infatti, prima di tutto, non solo andare in netta controtendenza con quanto accade nel resto del mondo, dove le politiche ambientali continuano ad investire fondi nella ricerca, ma impoverire un settore strategico nella gestione del controllo pubblico sulla qualità dell’ ambiente, che in tal modo verrebbe annullata o demandata al controllo privato.
Sono, infatti, molteplici le attività di controllo sulla qualità dell’ ambiente svolte dall’ Istituto che riguardano la salute di tutti i cittadini: dalle emergenze in mare, a cui attengono anche i misteri delle navi dei veleni, ai controlli ambientali sulla discarica di Malagrotta, dal monitoraggio di piattaforme estrattive di idrocarburi al clima e allo studio sulla qualità dell’ aria.
Licenziamenti e precarizzazioni corrispondono quindi non solo ad una enorme perdita di professionalità, ma anche all’ impossibilità di sviluppare il controllo pubblico su temi di primaria importanza e di interesse generale. Legambiente chiede al governo che sia fatto il possibile perché la ricerca pubblica ambientale non venga svenduta”.
L’ Ufficio stampa Legambiente
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