Questa assise deve proporre e sostenere un’ agricoltura identitaria, che tenga conto della realtà di ogni popolo e di ogni Paese. Un’ agricoltura che non può essere strappata alla propria storia. Come scrive Simone Weil “Il radicamento è forse l’ esigenza più importante e misconosciuta dell’ anima umana. Ogni essere umano ha bisogno di ricevere quasi tutta la sua vita morale, intellettuale, spirituale, tramite gli ambienti cui appartiene naturalmente”. Noi vogliamo il nuovo Umanesimo dell’ agricoltura.
Il Papa ha detto che “il problema dell’ insicurezza alimentare va affrontato in una prospettiva di lungo periodo, eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio – economiche maggiormente accessibili a livello locale”.
Quando alcuni giovani economisti – ha spiegato il Ministro Zaia – provenienti anche dai Paesi africani, sostengono che gli aiuti occidentali ai Paesi poveri e a quelli in via di sviluppo hanno avuto il solo effetto di trasformare terre già povere in terre ancora più povere, dicono una cosa di cui dobbiamo tenere conto. Bisogna interrompere quel circolo vizioso che rende dipendenti i Paesi poveri e lascia nella miseria le loro popolazioni, disintegrandone la dignità.
Dalla fame si esce solo grazie all’ agricoltura. Bisogna dare la possibilità all’ Africa di nutrire i suoi figli con i prodotti della terra africana, con il frutto del sudore e della fatica degli agricoltori e di una agricoltura che sia espressione delle rispettive comunità locali.
Per fare questo bisogna puntare – e questo lo abbiamo affermato nella Dichiarazione dei Ministri dell’ Agricoltura G8 di Cison di Valmarino e ribadito in quella del Summit G8 dell’ Aquila – sui piccoli agricoltori, sulle donne, sui giovani, potenziando il loro accesso alla terra. Ed è necessario fornire gli strumenti per sviluppare la loro propria agricoltura, non solo in termini di formazione ma anche nel senso, concretissimo, degli arnesi indispensabili per esercitare il proprio mestiere.
Per anni abbiamo confidato in una crescita senza limiti illudendoci che il mercato si sarebbe autoregolato e che avremmo avuto in dote magnifiche sorti e progressive. Abbiamo visto apparire le speculazioni nel settore primario. Il grano, il riso, il mais, la soia non sono merci come le altre. Sono la base della sopravvivenza degli uomini su questo pianeta. Sono il pane del mondo.
Uno dei passaggi più importanti della Dichiarazione dei Ministri dell’ Agricoltura G8 è stato trovare un punto etico comune riguardo alla lotta alle speculazioni, attraverso l’ individuazione di meccanismi di monitoraggio coordinati a livello internazionale. Si può giocare in borsa, ma non si può giocare con la vita dell’ umanità. Per uscire dal problema della fame non esistono scorciatoie. Non ci sono rivoluzioni tecnologiche o agricole che possano sostituire la necessità di far sviluppare delle agricolture locali radicate nei territori.
Anche gli Ogm, che possono essere utili in alcune zone desertiche, non sono la soluzione del problema. La soluzione passa attraverso lo sviluppo delle economie locali, l’ istruzione, la formazione, le infrastrutture, l’ accesso alle risorse idriche. Da soli si fa prima, insieme si fa più strada. L’ Italia sta dando il suo contributo. Il Governo di cui faccio parte ha messo l’ agricoltura e la sicurezza alimentare mondiale al centro dell’ agenda internazionale.
I vertici di Cison di Valmarino e dell’ Aquila hanno avuto il merito di dare nuova linfa alle molteplici iniziative che il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki moon e le Organizzazioni Internazionali hanno promosso nel corso di quest’ anno, aprendosi ai contributi di molti Governi protagonisti dell’ agricoltura mondiale e al confronto con la società civile e contadina dei diversi continenti.
Come ha ricordato autorevolmente il Presidente Berlusconi, un primo concreto risultato è stato ottenuto con l’ Aquila Food Security Initiative, attorno alla quale si è creata per la prima volta una vasta piattaforma di consenso in materia di sicurezza alimentare mondiale, con 40 adesioni fra Paesi G8, Paesi Partner ed Organizzazioni internazionali e regionali. Sono state impegnate così risorse per oltre 20 miliardi di dollari.
Bene ha fatto il Presidente Berlusconi a chiarire che queste risorse devono essere immediatamente liberate a favore degli agricoltori, soprattutto i piccoli, affinché possano potenziare la produzione alimentare nel mondo, e che ciascun governo deve tradurre in fatti gli impegni assunti all’ Aquila. Non basta però trovare il denaro. Fondamentale è individuare le strategie per utilizzare i fondi nella maniera più efficiente e coordinata.
L’ Italia è fortemente impegnata in questo sforzo che costituisce, secondo noi, il principale follow – up operativo dell’ Aquila. Dobbiamo consolidare l’ attuale processo di Governance globale sulla sicurezza alimentare. L’ Italia attribuisce, in questo quadro, una notevole importanza alla riforma del Comitato per la Sicurezza Alimentare, come piattaforma per monitorare la situazione e dare concreti indirizzi sul da farsi.
Una Governance reale non può prescindere da un’ efficace riforma della FAO e degli organismi internazionali del sistema delle Nazioni Unite, che più direttamente sono chiamati a gestire i problemi della Sicurezza Alimentare Mondiale e dalla promozione della loro azione che deve essere sempre più coordinata a livello planetario.
È una richiesta emersa con grande energia in seno al Consiglio dei Ministri dell’ Agricoltura dell’ UE e che ho confermato al Segretario Generale dell’ Onu Ban Ki – moon, durante la visita negli Stati Uniti nell’ ottobre scorso. È importante proseguire con energia su questo percorso di cambiamento che deve coinvolgere attivamente tutta la membership e deve tenere nel dovuto conto le istanze provenienti dalle rappresentanze della società civile.
Ho letto nei Diari del grande contadino russo Leone Tolstoj che “solo con il lavoro agricolo può aversi una vita razionale e dunque morale”. È questo il mio auspicio come persona e come rappresentante del mio Governo, per un mondo che impari a convivere civilmente e umanamente.
Luca Zaia
Ministro Politiche Agricole
www.lucazaia.it