La cedolare secca sugli affitti è alla concreta attenzione del Parlamento. La Commissione Finanze della Camera ha adottato un testo base delle varie proposte di legge presentate sul tema e ha chiesto al Governo di esprimersi sui costi che tale misura comporterebbe. Ma il problema è all’ ordine del giorno anche per i diversi emendamenti presentati – da parlamentari sia di maggioranza sia di opposizione – per la sua istituzione nell’ ambito della legge finanziaria.
Appc, Confedilizia e Unioncasa
Le uniche Organizzazioni, che rappresentano l’ intero mondo immobiliare, nelle sue componenti tanto dei piccoli proprietari di casa come degli investitori istituzionali, chiedono al Governo e al Ministero dell’ economia in particolare, una parola chiara in argomento e di fornire anzitutto i calcoli, formalmente già richiesti dalla Commissione Finanze della Camera, sul costo iniziale della cedolare secca per i contratti di locazione, e cioè prima dell’ emersione del sommerso che senz’ altro si genererà.
Le Organizzazioni firmatarie non possono non sottolineare quanto sia inquietante l’ interrogativo che in molti oggi si pongono, e cioè su come sia possibile che si trovino diverse centinaia di milioni di euro per costruire nuovi immobili di edilizia popolare (che finiscono poi in mano ai prepotenti, agli occupanti abusivi e ai professionisti della morosità più che agli aventi diritto per stato di bisogno) e non si trovi invece una somma ben minore per istituire la cedolare secca sugli affitti, che nei soli sette mesi trascorsi da quando la Confedilizia ha fatto – in sede di annuncio del Piano casa – la relativa proposta, avrebbe generato interventi edilizi per 7,5 miliardi di euro, per il riattamento di immobili sfitti sottratti al mercato perché inabitabili in quanto da ristrutturare o da rimettere in pristino.