Economia. La crisi finanziaria perdura. Le cause? Le banche e il credito

 In questi giorni si celebra il triste primo anniversario del fallimento della banca d’ affari americana Lehamn Brothers, evento che, dodici mesi fa, ha scatenato una crisi finanziaria e immobiliare senza precedenti e che, a molti operatori di borsa, ha ricordato la crisi del ’29 per gravità, conseguenze internazionali ed effetti dirompenti su tutti i mercati del mondo. Da allora sono decine gli istituti di credito falliti in tutto il mondo.

A un anno esatto di distanza, esperti economici e osservatori neutrali indicano nell’ avidità delle banche uno dei fattori scatenanti la crisi finanziaria che è venuta a crearsi. Vari istituti di credito, infatti, in questi mesi appena passati, per uscire senza danni eccessivi dalla turbolenza finanziaria, hanno adottato l’ unica strategia vincente che conoscevano.

Ovvero, hanno prestato i soldi e finanziato chi non ne aveva bisogno, chiudendo completamente i rubinetti a tutti gli altri (per mesi i quotidiani italiani, sia di destra che di sinistra, hanno ricevuto lettere angosciate e / o accorati appelli di semplici cittadini, di associazioni di consumatori, sindacalisti e uomini politici.

Su tale questione, feroci sono state le critiche del Ministro dell’ Economia Giulio Tremonti che, pochi giorni fa, ai primi di settembre, in occasione del G20 finanziario di Londra, ha dichiarato che le banche devono essere al servizio dei cittadini e non il contrario; oggi le banche sono al servizio degli azionisti, dovranno essere al servizio dei cittadini perché rivestono una funzione pubblica, non una industria qualunque, che fa scarpe o vasche da bagno.

Ieri primo giorno di scuola. Mariastella Gelmini ha inaugurato l’ anno scolastico

 In un’ intervista telefonica a Maurizio Belpietro su Canale 5 il ministro dell’ Istruzione ribadisce che “è legittimo, ovviamente, avere posizioni politiche, però queste vanno espresse nelle sedi opportune: la scuola è un’istituzione, forse la più importante del nostro Paese e in quanto tale va rispettata. Nella scuola si applicano le riforme e non si fa politica. Esiste all’ interno della scuola una minoranza di dirigenti e di insegnanti che confonde la scuola con l’ agone politico”.

“La sinistra ha terrorizzato le famiglie per mesi, ma ora la disponibilità del tempo pieno per 50mila studenti in più dimostra che il Governo aveva ragione. Ricordiamo che l’ anno scorso – ha spiegato il ministro – per mesi la sinistra ha terrorizzato le famiglie, dicendo che il Governo avrebbe tolto il tempo pieno, lo avrebbe dimezzato e non sarebbe stata più possibile questa opportunità. Dopo un anno con l’ introduzione del maestro unico di riferimento ci saranno 50mila ragazzi in più che usufruiranno del tempo pieno. Credo che sia l’ esempio più eclatante di come si utilizzi la scuola a fini strumentali e politici”.

Nonostante i previsti tagli agli organici (in tre anni 130mila docenti e 45mila unità di personale Ata), la formula del maestro unico, adottata da quasi il 70% degli alunni, ha permesso un leggero incremento del tempo pieno, dallo 0,9% al 2%, che corrisponde a circa 50mila bambini in più che ne usufruiranno.

“In alcuni classi la presenza degli immigrati sfiora il 100 per 100. Queste non sono le condizioni adatte per favorire l’ integrazione”. Il ministro sottolinea anche la necessità di consentire agli studenti immigrati di integrarsi con gli italiani. “Noi abbiamo annunciato un provvedimento di cui stiamo studiando gli aspetti tecnici che prevederà un tetto del 30 per cento per favorire le condizioni migliori per un’ integrazione anche degli alunni stranieri – spiega -. Poi avremo anche una nuova materia che credo sia significativa, l’ educazione alla cittadinanza e costituzione. Ossia favorire sia da parte dei nostri ragazzi, sia degli studenti immigrati la conoscenza dei principi basilari del vivere civile”.

Vittorio Feltri attacca ancora Fini

 Nuovo attacco del direttore del Giornale al presidente della Camera. In un lungo editoriale, prima traccia un lungo excursus sulle vicende politiche recenti che hanno visto protagonista Fini e poi minaccia la pubblicazione un “dossier a luci rosse”.

Secondo Feltri il presidente della Camera “ha l’ esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso di tenere un piede nella maggioranza e uno nell’ opposizione. Deve risolversi subito”.

“E si ricordi che bocciato un lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi”.

“Perché – aggiunge il direttore del quotidiano – oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme. Inoltre, valuti Fini che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile. Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione”.

Il presidente della Camera all’ Aquila insieme a Nancy Pelosi: la storia di questa donna è la dimostrazione che una vera integrazione è possibile

 Gianfranco Fini e la Speaker della Camera di Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, hanno visitato ieri mattina alcune zone colpite dal sisma in Abruzzo. Dopo l’ arrivo alla caserma della Guardia di finanza di Coppito dove sono stati ricevuti dal capo della protezione civile Guido Bertolaso, Fini e Pelosi hanno visitato il centro dell’ Aquila.

Poi Fini e Pelosi sono arrivati a piazza Duomo dove sono entrati nella chiesa delle Anime Sante, danneggiata seriamente durante il terremoto. In seguito, hanno partecipato a Villa Sant’ Angelo alla cerimonia di inaugurazione delle scuola materna intitolata a Nino Sospiri.

“Quando le istituzioni lavorano in modo sinergico, i risultati si raggiungono anche in tempi più brevi di quelli previsti”. Ha sottolineato il presidente della Camera durante un breve discorso. Fini ha voluto rendere omaggio alla grande capacità, pazienza e incessante lavoro del sottosegretario Bertolaso e a tutti coloro che con lui hanno lavorato per la ricostruzione.

Il Capo dello Stato preoccupato per l’ estensione delle fasce di disagio nel Sud

 Il Presidente della Repubblica sostiene la necessità di politiche di assistenza, sostegno al reddito e inserimento nel mercato del lavoro, per contrastare gli effetti della crisi. In un messaggio inviato al convegno “Povertà e nuovi bisogni”, promosso a Napoli dalle Fondazioni Italianieuropei e Mezzogiorno Europa, il Capo dello Stato parla di una estensione preoccupante delle fasce di disagio nel Paese e in particolare nel Mezzogiorno.

“Il recente rapporto Istat dedicato proprio a tale tema – si legge nel messaggio di Giorgio Napolitano – ha evidenziato come, anche per effetto della crisi economica, si stiano estendendo in maniera preoccupante le fasce di disagio e le aree di bisogno anche rispetto a beni considerati primari o di sussistenza”.

“Nel Mezzogiorno, e nelle sue grandi aree urbane in particolare, tali fenomeni risultano essere maggiormente diffusi e acuti, e occorrono quindi, a tutti i livelli consistenti e incisive scelte politiche di assistenza, sostegno al reddito e inserimento nel mercato del lavoro”.

Economia. L’ Ocse rileva in Italia forti segnali di ripresa in gran parte dei Paesi industrializzati

 L’ Ocse ha reso noto il superindice relativo al mese di luglio 2009: la media delle economie dei Paesi industrializzati ha segnato un incremento di 1,5 punti rispetto a giugno 2009 (-1,9 punti rispetto a luglio di un anno fa) e una flessione di 1,9 su luglio 2008.

Tra i Paesi che hanno registrato un incremento maggiore figura l’ Italia, che ha recuperato 2,7 punti su base mensile e 8 punti rispetto a luglio 2008, e per la quale l’ Ocse prevede una possibile espansione dell’ economia nei prossimi mesi. Per l’ organizzazione internazionale mostrano chiari segnali di ripresa, oltre all’ Italia, tutte le altre economie del G7, tra cui in particolare la Francia.

Segnali incoraggianti anche da Cina, India e Russia. Gli indicatori economici del Brasile dove, rileva l’ Ocse, “si sta toccando il picco negativo della crisi, sono in ogni caso più incoraggianti di quelli registrati negli scorsi mesi”.

Secondo i dati dell’ Ocse, l’ economia dell’ area euro segna un incremento del superindice di 1,9 punti rispetto a giugno 2009 e di 1,4 punti rispetto ad un anno fa; quella americana mostra un aumento su base mensile (+1,6 punti), ma resta ancora 4,3 punti sotto il livello toccato a luglio 2008.

Estero. Barack Obama: “Via alla riforma sanitaria. Costa meno delle guerre di Bush”

 Il presidente degli Stati Uniti ha lanciato un appassionato appello, con un discorso a sessioni congiunte della Camera dei Rappresentanti e del Senato, perché i congressisti approvino subito una riforma che trasformerà in maniera sostanziale il sistema sanitario statunitense e il mercato delle assicurazioni.

“Siamo l’ unica democrazia al mondo che non garantisce la copertura medica universale ai suoi cittadini” ha detto Obama nel suo intervento, e se non si agisce subito sulla riforma sanitaria, molti americani potrebbero pagare con la vita.

La riforma della sanità pubblica americana proposta dalla Casa Bianca costa meno di quanto abbiamo speso per le guerre in Iraq e in Afghanistan ha poi indicato al Congresso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, quantificando i costi della riforma in circa 900 miliardi di dollari in 10 anni.

Ha poi ricordato che anche gli sgravi fiscali offerti ai più ricchi dal suo predecessore George W. Bush e approvati dal Congresso all’ inizio della legislatura in questione sono costati molto di più. Sulla riforma proposta, Obama ha detto che “molti dei costi prospettati verranno pagati con denaro già speso, ma speso male, nel sistema previdenziale attuale. Il piano non aumenterà il nostro deficit”.

La riforma costerà 900 miliardi di dollari nell’ arco dei prossimi dieci anni. Obama ha chiarito che il piano non aumenterà di un solo dollaro il deficit pubblico. “Il motivo per cui ho trovato un debito da mille miliardi di dollari entrando alla Casa Bianca è che troppe delle iniziative prese nell’ ultimo decennio non avevano copertura finanziaria e io non farò lo stesso errore per il sistema sanitario”.

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