Il mercato della biancheria intima maschile come termometro dei consumi. Restare in mutande? Magari, nemmeno quelle. Il Washington Post dedica un’ inchiesta dal taglio insolito alla crisi economica. Scoprendo che in America con il calo dei consumi, diminuisce anche la vendita della biancheria intima da uomo.
Secondo Ylan Q.Muim l’ autore del servizio, pare che basti seguire il mercato di questo indumento per avere informazioni utili sull’ andamento dell’ economia. Nell’ articolo richiamato in prima pagina si citano importanti agenzie di analisi economica che considerano il mercato dei boxer, o degli slip se si preferisce, un indice rilevante. Perché, trattandosi di un genere per così dire di prima necessità, è stabile. Quindi, ci si rinuncia quando davvero si è alle strette.
Marshal Cohen, esperto di ricerche sui consumi della Npd, afferma che chi rinuncia all’ acquisto di nuova biancheria è simile a chi decide di guidare la propria vecchia macchina per altri 15mila chilometri. E infatti la vendita dell’ underwear, sostiene uno studio dell’ agenzia di ricerche Mintel, è cominciata a calare l’ anno scorso, in concomitanza con la grande crisi mondiale.
E quest’ anno si calcola che il mercato diminuirà ancora del 2,3%, il primo calo dal 2003, quando l’ agenzia ha cominciato a raccogliere i suoi dati. Sempre secondo la Mintel nel 2010 il calo delle vendite sarà dello 0,5%, un forte rallentamento della crisi, così come registrato in tutti gli altri settori dell’ economia e annunciato settimane fa dallo stesso Barack Obama.
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