Il senatore Ciampi è ormai giunto alla triste conclusione che manca la volontà politica, oppure che alcuni membri dell’ attuale governo stanno imponendo la tendenza a non decidere niente. Se è vero, come ritiene anche il Presidente della Repubblica, che si registra un deplorevole ritardo nella preparazione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’ Unità d’ Italia, sembra altrettanto vero che questo non è il frutto di una distrazione, ma di una preferenza che l’ ex presidente della Repubblica considera irresponsabile e contraria ai sentimenti della maggioranza degli italiani.
Il fatto che adesso il governo, in risposta alla sollecitazione di Napolitano, assicuri che, nella prima riunione della ripresa, il 28 agosto, completerà il finanziamento di quella decina di opere pubbliche di cui si parla da anni in relazione all’ anniversario, aumenta l’ irritazione di Ciampi.
“Quelle opere sono già state deliberate da anni, alcune di esse sono addirittura già iniziate – spiega il senatore -. Furono deliberate prima che venisse costituito il Comitato dei garanti, di cui mi fu poi affidata la presidenza. E, infatti, il Comitato non ne ha mai discusso, non solo perché erano già state decise, ma perché non ne aveva la competenza. Il Comitato è tenuto a pronunciarsi in seconda battuta, come garante, appunto, su iniziative del governo di carattere culturale o celebrativo, non ad approvare o disapprovare la realizzazione di infrastrutture pubbliche. Nessuna iniziativa del genere è stata finora proposta, pertanto il Comitato non ha alcuna materia su cui esprimersi”.
“Nel giugno scorso – ricorda amaramente Ciampi – alla prima riunione importante del nuovo Comitato ci fu la sorpresa: c’ eravamo tutti, proprio tutti, ma non c’ era alcun rappresentante del governo. Sta di fatto che, quando si tratta di lanciare qualche iniziativa più propria, mancano i soldi, prima per la crisi economica mondiale, poi per il terremoto d’ Abruzzo… Tutte ragioni serissime, ma io non credo sia un problema di soldi”.
Domenico Marchetta, che fu il consigliere finanziario di Ciampi al Quirinale e ora è il capo del suo ufficio al Senato, racconta che, con il governo Prodi, vennero stanziati anche dieci milioni di euro proprio per promuovere il tipo di iniziative culturali che interessano il Comitato. Ma il governo Berlusconi decise di cambiarne la destinazione: coprire il buco creato dall’ eliminazione dell’ Ici sulla prima casa. Aggiunge anche che il problema dei soldi è relativo. Certo, un po’ di soldi servono – spiega – ma non si tratta di fare cose costosissime e, inoltre, questi costi sarebbero ulteriormente ridotti con un’ efficace cooperazione istituzionale. Per esempio, per la giornata fondamentale, il 17 marzo 2011, si potrebbe organizzare una cerimonia al Quirinale e le prefetture potrebbero coordinare ad essa iniziative locali. E poi il ministero dell’ Istruzione, quello della Difesa, le Camere, l’ Accademia dei Lincei sono tutte istituzioni che possono destinare piccole parti dei loro bilanci. “Insomma, la questione dei soldi rischia di diventare una specie di pretesto per coprire un fastidio politico”.
Conclude Ciampi: “È stata senz’ altro positiva la sollecitazione del presidente Napolitano, che mi ha fatto gentilmente avere una copia della lettera inviata al governo e da cui attende una risposta. Non è una cosa curiosa, questa?”. In questa situazione è evidente che la minaccia di dimissioni da parte di Ciampi resta. Anzi no, perché a sentire lui la realtà è anche peggiore: “Non c’ è alcuna minaccia di dimissioni, è la semplice constatazione di uno stato di fatto. Se il Comitato non ha nulla da fare, a che serve un presidente?”.