I magistrati Salvatore Boemi e Giuseppe Grechi, il gen. Mario Mori e il col. Giuseppe de Donno sono i quattro grandi “servitori dello Stato” che Roberto Formigoni ha chiamato ad affiancarlo per dar vita al “Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali”, e che hanno dato la loro disponibilità del tutto gratuita a supportare il presidente della Lombardia in una azione di vigilanza preventiva e di contrasto a eventuali tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti delle grandi opere regionali.
“Ho dato vita a questo Comitato – spiega Formigoni – per dichiarare guerra aperta alla illegalità, naturalmente rigorosamente nell’ ambito delle competenze che ha la Regione”.
Il presidente rivela di aver percepito, da vari segnali, un rischio ambientale notevole a fronte di una grande mole di cantieri aperti o prossimi ad esserlo, soprattutto strade, ferrovie e ospedali, per 11 miliardi di investimenti nei prossimi anni.
“Ho un duplice dovere – spiega il presidente lombardo – quello di aiutare le realizzazione delle infrastrutture di cui la nostra società ed economia lombarde hanno fame e sete; e quello di vigilare perché le opere siano effettuate da ditte sane e serie, diano lavoro a cittadini irreprensibli e aiutino la ripresa dell’ economia. Quindi ho il dovere di fare tutto il possibile per prevenire e scongiurare infiltrazioni”.
Compiti del Comitato, che ufficialmente il presidente insedierà a settembre, saranno:
– realizzare una puntuale e mirata azione di monitoraggio e vigilanza su tutte le attività esercitate dalla Regione e dagli enti del sistema regionale, con particolare riguardo alle procedure di affidamento e gestione degli appalti regionali;
– approfondire lo studio delle procedure di controllo e prevenzione, in modo da rafforzare ulteriormente il presidio di legalità oggi esistente;
– fornire al presidente e alla Giunta qualificate indicazioni e consigli volti a rendere ancora più trasparenti e sicure le modalità di erogazione dei finanziamenti regionali.
Nella medesima linea, lo scorso 31 luglio, lo stesso Formigoni ha sottoscritto con il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, Infrastrutture Lombarde spa, Ferrovie Nord e Assimpredil / Ance un Protocollo di intesa con regole condivise molto avanzate e decisamente rafforzative rispetto alle norme nazionali.
Oggi, però, il presidente lombardo compie una ulteriore e forte accelerazione sulla strada della lotta preventiva al crimine, dando vita a una struttura che dovrà esercitare a 360° vigilanza e prevenzione sulle attività in svolgimento su tutto il territorio nella regione.
Non sfugge infatti al presidente della Regione Lombardia l’ insidiosità e la pericolosità delle organizzazioni malavitose e la loro abilità nell’ insinuarsi nelle pieghe di gare e appalti, nelle forniture di servizi e manodopera, e in molteplici altri aspetti della vita sociale ed economica.
Proprio per tale motivo, con questa nuova scelta ha inteso mettere in campo gli uomini più qualificati e i mezzi più efficaci per consentire all’ istituzione regionale di esercitare il massimo livello di attenzione e di responsabilità in una fase in cui essa è particolarmente impegnata in una straordinaria opera di infrastrutturazione, in particolare nei campi dei collegamenti stradali e ferroviari e dell’ edilizia sanitaria e in vista di Expo 2015.
Dunque è una nuova radicale sfida politica e istituzionale quella che Regione Lombardia si assume: saper gestire come pubblica amministrazione il cosiddetto rischio ambientale e guidare, nell’ ambito delle proprie attribuzioni, un processo di accelerazione della presa di coscienza del sistema pubblico sul versante della legalità.
Tutto questo comporta anche implementare un’ alta formazione, dedicata e specifica, per funzionari e dirigenti impegnati sul fronte degli appalti ed elaborare sempre più adeguati protocolli e obblighi di trasparenza per i beneficiari di contributi destinati alle opere pubbliche. E proprio a supporto di questa sfida si porrà il lavoro di consiglio, critica, sprone al cambiamento che il Comitato per la legalità si accinge a compiere.
Un breve profilo dei 4 “super – saggi”
Salvatore Boemi, magistrato amico e collaboratore di Giovanni Falcone, in prima fila nei processi alla n’ drangheta. Giuseppe Grechi, presidente emerito della Corte d’ Appello di Milano, per anni ai vertici del Consiglio superiore della Magistratura. Il generale Mario Mori, prefetto della Repubblica, a suo tempo braccio destro del generale Dalla Chiesa e capo dei Ros che catturarono Totò Riina. Il colonnello Giuseppe De Donno, capo di gabinetto di Mori quando questi fu direttore del Sisde.
Salvatore Boemi
In magistratura dal 1970, dapprima presso la Procura di Palmi, poi ai vertici della Procura di Reggio Calabria, ha celebrato e definito i principali maxiprocessi contro la mafia calabrese degli anni ’80 (i clan Pesce, Albanese, Imerti), sottoponendo a sequestro o confisca di numerosi patrimoni delle principali cosche reggine (Piromalli, Pesce, Bellocco, Libri, De Stefano, Cataldo, Cordi, Mammoliti, Condello, Tegano, Labate). Chiamato, negli anni ’90, a coordinare la Direzione Distrettuale Antimafia, che ha ottenuto condanne esemplari per capi e affiliati di 64 cosche malavitose operanti nella provincia di Reggio Calabria, nel 2007 ha diretto le indagini sulla strage di Duisburg. Nel marzo 2009 ha assunto l’incarico di Commissario della Stazione unica appaltante (Sua) della Regione Calabria.
Giuseppe Grechi
Magistrato dal 1959, per anni ai vertici del CSM (Consiglio superiore della Magistratura) e dei più importati uffici giudiziari del Paese: segretario generale della Corte di Appello di Roma dal ’96 al ’99, Procuratore generale di Brescia dal ’99 al 2001, Presidente della Corte di Appello di Milano dal 2001 al 2009. È stato anche vice presidente dell’ Associazione nazionale magistrati dal ’77 all’80. Dal 2003 è docente di Ordinamento giudiziario all’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Gen. Mario Mori
Per 38 anni, sino al 2001, nell’ Arma dei Carabinieri, fino a diventare Generale di Brigata, sempre operativamente in prima fila nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Dal 2001 al 2006 Direttore del Sisde. Nel corso della sua carriera ha fatto parte del Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ha prestato servizio presso lo Stato Maggiore del Comando Generale dei Carabinieri, ha retto il comando del Gruppo CC di Palermo. Nel 1990 ha costituito il Raggruppamento operativo speciale Ros) dove ha ricoperto il ruolo prima di vice e poi di comandante. Ha coordinato l’ arresto di Totò Riina, avvenuto il 15 gennaio 1993. Nel 2001 ha lasciato l’Arma essendo stato nominato direttore del Sisde (carica che ha tenuto per 5 anni); sempre nel 2001 è stato nominato Prefetto della Repubblica.
Col. Giuseppe De Donno
Divenuto sottotenente dei Carabinieri nel 1986, è assegnato al Battaglione Carabinieri Sicilia di Palermo; nel 1987 assume il comando del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bagheria; dall’ 88 al ’90 comanda la II Sezione del Nucleo Operativo del Comando Gruppo Palermo I. Dal ’90 al 2001 presta servizio nel Ros con incarichi operativi a Palermo, Napoli e Reggio Calabria. La sua carriera è caratterizzata da una intensa attività investigativa e di contrasto alle infiltrazioni mafiose, in particolar modo nel settore degli appalti pubblici, collaborando con le Procure di Palermo, Catania, Reggio Calabria e Napoli; per un lungo periodo ha lavorato con Giovanni Falcone. Dal 2001 al 2007 è al Sisde come capo ufficio del Direttore (il Generale Mori), impegnato nella lotta all’ eversione.
Coordinerà i lavori del Comitato Francesco Zucaro, avvocato amministrativista con esperienza nell’ attività di controllo, e dirigente dell’ Avvocatura regionale (di cui fa parte l’ Ufficio gare e contratti). Zucaro è anche componente degli organismi di vigilanza ex D.Lgs 231 / 2001, istituiti nelle società regionali per la prevenzione dei reati.