“Salutiamo l’ ultimazione al rustico dell’ Altra Sede della Regione Lombardia, con una struttura verticale che raggiunge i 156 metri, oltre che come opera architettonica e funzionale che potrà dare grande lustro e slancio alla nostra Città ed all’ intera Regione, come una importante conquista culturale dell’ intero Paese.
Per troppi anni siamo rimasti prigionieri di un pensiero dominante che ha tolto al grattacielo dignità e spazio culturale, come struttura urbana e sociale degna di essere presente nelle nostre Città.
Varie le motivazioni: da una generica prevenzione nei confronti di tutto ciò che non rientrasse nella tradizione architettonica della nostra storia, a vaghe ragioni di preminenza della monumentalità classica, sul nuovo prodotto edilizio; a preconcetti ideologici che vedevano nel grattacielo il simbolo di una società capitalistica contrastata.
Tutta la storia dell’ urbanistica di Milano degli ultimi cinquant’ anni ruota attorno alla questione.
Dai primi esempi di grattacielo realizzati sotto il regime fascista (ad esempio il Palazzo SNIA in piazza S. Babila dell’ arch. Rimini anno 1936; alto 56 metri, in deroga alla normativa edilizia dell’ epoca) ai grattacieli di piazza della Repubblica e dell’ area circostante, che non devevano superare il Duomo in altezza. Il Pirelli è il primo ad aver infranto il tabù.
Solo in questi ultimi anni, sotto l’ urgenza dei problemi urbanistici creati dalla crosta edilizia diffusa che ha caratterizzato il modello tipologico delle nostre città dal dopoguerra in poi,con la creazione di spaventevoli blocchi orizzontali, anche i più accesi detrattori si sono convinti della funzionalità e dell’ utilità del grattacielo”.