Il presidente del Consiglio Berlusconi annuncia in un’ intervista al Mattino i contenuti principali del piano per il Mezzogiorno, premettendo che “il Sud è sempre stato tra le priorità del nostro governo”, come dimostra l’ impegno sulla questione rifiuti a Napoli, e aggiunge che sarà lui a guidare la Agenzia per il Sud.
“Dobbiamo concepire l’ intervento straordinario come un grande New Deal rooseveltiano, come un piano Marshall per il Sud. Negli Stati Uniti gli squilibri territoriali furono rimossi nel periodo del new deal attraverso un’ agenzia di livello federale, non dei singoli Stati: la Tennessee Valley Authority fu messa in piedi dal governo di Washington e non dal governatore del Tennessee. Anche nel nostro caso il ruolo di guida non può essere che del premier”.
In ogni caso in progetto la concretizzazione di un Istituto molto diverso dalla precedente Cassa per il Mezzogiorno di Gabriele Pescatore, di cui non sarà una riedizione, nonostante in passato abbia ottenuto risultati straordinari, tra cui la cancellazione della malaria, il risanamento di 500mila ettari di palude, la costruzione di circa 30mila km di strade e la possibilità per 12 milioni di persone di uscufruire dell’ acqua potabile. “Fu un ventennio straordinario cui seguì, purtroppo, un periodo di degenerazione”.
Berlusconi lancia poi un’ accusa alla classe dirigente del meridione e sottolinea l’ importanza del federalismo fiscale. “Tra il 1998 (anno di avvio della nuova programmazione) e il 2004 è stata conferita al sud una massa di risorse pari a 120 miliardi di euro di spesa pubblica in conto capitale, di cui poco più di 55 miliardi di euro di spesa straordinaria”.
“A fronte di tante risorse, le distanze fra il Centro – Nord e il Sud del Paese sono rimaste inalterate; anzi l’ economia meridionale è diventata, in questi anni, meno competitiva. Evidente la responsabilità delle classi dirigenti meridionali e del cattivo funzionamento del Titolo V della Costituzione. Solo con il federalismo fiscale che avremo una effettiva assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti delle regioni meridionali”.
Alla nuova Banca del Mezzogiorno, che il governo spera di rendere operativa sin dalla ripresa dopo la pausa estiva, sta lavorando il ministro Tremonti, che ha già reso note alcune coordinate dell’ iniziativa ed è fermamente convinto che “le banche che operano nel territorio ma non sono del territorio non bastano, perchè solo un ceto bancario radicato nel territorio ed espressione della classe imprenditoriale locale è in grado di effettuare una politica selettiva del credito tale da rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno. Il progetto si fonderà sulla rete creditizia delle banche di Credito cooperativo, che nelle regioni del Sud sono presenti con oltre 600 sportelli che nel 2008 hanno raccolto 14,6 miliardi e ne hanno impiegati 10”.
Quanto alla vicenda dei fondi Fas, Berlusconi respinge le accuse: “I fondi non mancano, mancano i progetti in cui impiegare questi fondi. Il governo ha preferito utilizzare per servizi e attività a beneficio di tutto il Paese fondi che sarebbero rimasti ancora a lungo inutilizzati invece di introdurre nuove tasse ed alzare la pressione fiscale. Quanto al rapporto con le Regioni, siamo sempre aperti al dialogo. C’ è piuttosto un atteggiamento preconcetto delle Regioni guidate dalla sinistra nei confronti del governo: è accaduto con il Piano Casa, sta accadendo con la riforma della Pubblica Amministrazione e con il piano per il Sud”.
“Conosco imprenditori straordinari – aggiunge il premier – che hanno realizzato cose eccellenti al Sud e sono pronti a investire ancora per creare nuovi posti di lavoro. Quello che ci chiedono è un efficiente sistema di infrastrutture, un contrasto efficace alla criminalità organizzata (e non l’ antimafia delle chiacchiere e della retorica) e una fiscalità di vantaggio che attiri nuovi investimenti. Sono tre obiettivi che abbiamo fatto nostri”.
I settori su cui punterà il piano? “Infrastrutture, turismo, innovazione – risponde il presidente del Consiglio – Tutti settori che possono creare un gran numero di posti di lavoro anche per diplomati e laureati”.
Ottimista per quanto riguarda la crisi. “L’ Italia sembra in una situazione migliore di altri paesi. Le stime relative al secondo trimestre del 2009 – afferma – mettono in rilievo un calo dello 0,5% del Pil rispetto al primo trimestre e del 6% rispetto a un anno fa. Se nei prossimi due trimestri non si dovessero registrare variazioni, il Pil del 2009 dovrebbe chiudere al -5,1%, mentre le nostre stime prevedevano una diminuzione del 5,2%”.
“Il calo si è rivelato inferiore alle previsioni di molti analisti che stimavano una contrazione dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e una flessione del 6,1% su base annuale. Stiamo facendo meglio del previsto, e questo viene considerato in Europa un buon segno per tutta quanta l’ area euro. Inoltre tra le principali economie dell’ area Ocse, Italia e Francia danno segnali di ripresa”.
“Il superindice Ocse (quello che anticipa le fasi di espansione o rallentamento delle economie) ha registrato a giugno una crescita di 4,8 punti su base annua per l’ Italia e di 2,7 punti per la Francia. Rispetto al mese di maggio, l’ indicatore è cresciuto di 2,2 punti per il nostro Paese e di 1,4 punti per la Francia. Il nostro Paese – conclude – è quello che sembra andare meglio in Europa. E noi riteniamo che il dovere del governo continui ad essere quello di invitare i cittadini a non avere paura e a non cambiare il loro stile di vita e le loro abitudini di acquisto. Solo così si potrà diminuire la profondità della crisi e la sua estensione temporale. I catastrofisti che imperversano sulle gazzette della sinistra non fanno che peggiorare la situazione perché, superato il momento più drammatico della crisi finanziaria, è proprio il fattore psicologico che condiziona la domanda dei consumatori e quindi la produzione. Ancora una volta dunque forza e coraggio”.