Come fa osservare Gianfranco Fini, è un problema che non nasce oggi, quello di come garantire l’ equilibrio tra ricorso ai decreti da parte del governo e possibilità di intervento da parte del Parlamento, preclusa in caso di maxiemendamenti coperti dalla fiducia. Ma “nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento” nè di poter “esautorare il Parlamento dal diritto – dovere di controllare”.
Fini rileva che il tema, sul quale nei giorni scorsi ha auspicato un’ approfondita riflessione alla ripresa, “è una questione che riguarda governo e gruppi parlamentari, perchè tengo a ribadire che non è nata in questa legislatura, ma è nel dibattito politico da almeno due o tre legislature”.
“Ricordo che in quella passata, il Capo dello Stato, che era anche all’ epoca il Presidente Napolitano, si rivolse espressamente al governo dell’ epoca, per sottoporre all’ attenzione il problema del meccanismo che si determina nel momento stesso in cui il governo, legittimamente, presenta un maxiemendamento ad un decreto sul quale, altrettanto legittimamente, pone la questione di fiducia”.
“La conseguenza che si determina – rileva Fini – è che l’ Assemblea, specialmente se non è rispettato e tenuto nel dovuto conto il lavoro delle commissioni, si vede di fatto esautorata del diritto – dovere di discutere e di intervenire e, se vuole, di emendare. Quindi è una questione che dovrà essere affrontata nella giunta del Regolamento. Devo dire che tutti i gruppi parlamentari si sono dichiarati disponibili ad affrontare questa questione e, al momento, non sono in grado di dire cosa si possa proporre in Giunta perchè sia poi inserito nel Regolamento della Camera”.
“È certo – osserva però il presidente della Camera – che il governo deve essere consapevole che nel Parlamento nessuno vuole limitare il diritto – dovere di governare che una maggioranza ha, nel momento stesso in cui dal responso delle urne risulta tale. Al tempo stesso, nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento, perchè questo prevede la nostra Costituzione, e quindi nessuno può pensare di esautorare il Parlamento dal diritto – dovere che ha di controllare, di emendare se lo ritiene, di approvare o respingere un provvedimento del governo”.
“In altri termini – prosegue – è una questione che, anche da un punto di vista concettuale e, se vogliamo, culturale e di dottrina costituzionale, chiama in causa i grandi principi della democrazia. Deve essere rappresentativa, e quindi il Parlamento rimane un organismo costituzionale centrale nel procedimento legislativo, e al tempo stesso – ricorda – deve essere governante e quindi al ruolo dell’ esecutivo deve essere riconosciuta la possibilità, in tempi prestabiliti, di vedere approvate o respinte le leggi che presenta al Parlamento”.