Gianfranco Fini ha giudicato la lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviata al governo per esprimere le sue perplessità sul Ddl sicurezza politicamente incisiva. La valutazione della terza carica dello Stato è arrivata nel corso della conferenza dei capigruppo di oggi che si è aperta proprio con la discussione intorno alla lettera del capo dello Stato.
Il Pd ha chiesto che il governo riferisca sulla questione, anche se il comunicato diramato mercoledì sera da Palazzo Chigi esprime già chiaramente la posizione del governo. Sui rilievi del Quirinale, anche oggi Maroni ha ribadito: “Noi accogliamo le valutazioni e i suggerimenti di tutti. Adesso la legge va applicata, cosa che intendo fare cominciando con la norma sui volontari per la sicurezza, le cosiddette ronde, che emanerò non appena la legge viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale”.
La richiesta del Pd, a quanto si è appreso, è stata sollevata durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio e ha trovato l’ adesione anche di Italia dei Valori e Udc. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha assicurato che il governo valuterà la richiesta del Pd anche se, ha ricordato, Palazzo Chigi ha già sottolineato l’ impegno dell’ esecutivo a tenere conto dei rilievi del capo dello Stato.
“Il presidente della Repubblica ha trovato una via inedita ma giusta. Nel ddl sulla sicurezza ci sono molte cose contraddittorie ma anche alcune positive, come quelle che riguardano il contrasto alla criminalità organizzata”. Lo sottolinea il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, su RaiNews24 osservando che “riguardo al reato di clandestinità Napolitano ha giustamente messo in evidenza due contraddizioni importanti. Quella secondo cui l’ immigrato non sarebbe più punibile se fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso, e quella riguardante i giudici di Pace, non in linea con la loro natura conciliativa”.