L’ attualità del principio di sussidiarietà come cardine dell’ azione di governo e la necessità di un nuovo modello di governo ispirato alla fiducia e alla responsabilità. Questi i temi al centro del confronto che si è svolto ieri all’ Università Bicocca di Milano fra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e l’onorevole Massimo D’ Alema, presidente della Fondazione Italianieuropei.
Impossibilitato a partecipare alla tavola rotonda – organizzata nell’ ambito della 20ma edizione della Johns Hopkins International Philantropy Fellows Conference, dedicata al tema Beyond the welfare state, towards subsidiarity – il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, ha fatto pervenire un proprio messaggio. Per Formigoni la sussidiarietà è un’innovazione straordinaria sul piano dell’ amministrazione che in Lombardia ha portato a positivi cambiamenti che oggi, data anche la particolare situazione storica, sono ancora più necessari.
“Quindi – ha aggiunto – tutto ciò pone domande su un nuovo modello di Stato e di società, ci si interroga su quali terreni la sussidiarietà deve conquistare e su quali passi avanti deve ancora fare. Questo nuovo modo di fare politica, dopo secoli di affermazione del primato dello Stato, è quello che riporta concretamente la persona al centro dell’ azione”.
Secondo Formigoni è dunque quanto mai urgente fare un passo avanti in questa direzione perché “non abbiamo bisogno di più Stato, ma di uno Stato che controlli e che sia garante del rispetto delle regole per il suo stesso corretto funzionamento”. Da qui l’ estrema attualità di un nuovo modello di governo che sia in grado di affrontare la complessità del quadro globale.
“In questo senso – ha spiegato Formigoni – sussidiarietà non significa escludere dovunque e comunque lo Stato, ma cambiare la natura dell’ azione dello Stato e quella dei rapporti fra lo stesso Stato e i cittadini e fra Stato e altre istituzioni”.
Il passaggio che si auspica è quindi quello che porti a concepire in termini nuovi l’ intreccio tra poteri e funzioni, riconoscendo la capacità di soggetti non statali, le Regioni in primis, di interpretare e rappresentare gli interessi dei cittadini e dei territori. Un modello multilivello, basato sulla concretezza e la funzionalità, secondo strumenti diversi da quelli tradizionali di un potere fortemente centralizzato. “”Un sistema a rete – l’ ha definito Formigoni – in cui tutti i livelli di governo concorrano a formulare, a proporre, ad attuare le politiche e a verificarne i risultati”.
In questo senso è interessante notare che sul tema degli ammortizzatori sociali il ministro Sacconi ha accolto proprio l’ esperienza della Lombardia (affiancamento del tema della formazione con quello dell’ integrazione del reddito), in modo tale che il lavoratore sia spinto ad utilizzare il tempo di forzata assenza dal lavoro per riqualificarsi e rientrare, dunque, ad un livello superiore.
“In questo percorso – ha aggiunto Formigoni – la nuova governance per affermarsi e realizzarsi compiutamente ha bisogno di uno strumento strategico come il federalismo, capace di favorire la concorrenza virtuosa fra le Regioni e gli Enti locali che, con il buon governo, potranno attrarre capitali, imprenditori e altre risorse”.
In Lombardia, dal ’95 ad oggi, ciò ha significato scommettere sulla duplice dimensione della sussidiarietà: quella orizzontale, che ha rivoluzionato l’ impianto universalistico dei sevizi sociali, della sanità, della formazione professionale e della scuola (valga come per tutti l’ esempio della dote, tramite il quale viene assegnata una risorsa in anticipo rispetto alla necessità di utilizzo), scommettendo sulla centralità della persona; quella verticale che ha permesso la devoluzione di competenze alle Province e ai Comuni e la corresponsabilizzazione di altri soggetti istituzionali.
La sussidiarietà quindi è motore di innovazione, apre la possibilità a una nuova statualità, a un altro esercizio del potere, ispirato alla fiducia e alla responsabilità. Questo spirito in Lombardia ha portato anche alla riforma del welfare, sancita dalla legge regionale n. 3 del 2008 (governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario), “che – ha concluso il presidente lombardo – oggi permette di concepirlo non come un costo da pagare sull’ altare della solidarietà, ma come vero e proprio investimento sociale che diventa colonna portante per lo sviluppo”.