Il più dietrologo tra i ministri della Repubblica, senza dubbio Rotondi, a sorpresa vede il sereno. Confida fiducioso: “Questa vicenda deplorevole delle squillo secondo me non arriva a Ferragosto, resterà un temporale estivo”. Gasparri invece considera la procura del capoluogo pugliese come un covo di toghe rosse, Rotondi mette la mano sul fuoco, “questi pm sono gente seria che non si presta a manovre eversive…”.
E nonostante sbarchino su internet i video del Cavaliere mentre dice “ciao” all’ escort Patrizia, perfino un berlusconiano di ferro come Cicchitto scarta la teoria dei complotti giudiziari per stendere il premier. “Anche perché, dice, qui si sta parlando di una vicenda sanitaria pugliese che coinvolge un pezzo importante della sinistra, Berlusconi è solo il diversivo”.
Insomma, dopo il panico dei giorni passati, quando da un momento all’ altro sembrava che venisse giù il mondo, nel centrodestra si torna a respirare. L’ inchiesta? Porterà poco lontano è la nuova parola d’ ordine. I sismografi dell’ avvocato Ghedini non segnalavano al Capo scosse di particolare entità. La Lega? Al momento tiene. Anzi, Calderoli sfodera aggettivi superlativi per risultare più convincente, l’ alleanza è saldissima, a scricchiolare saranno semmai le ossa dell’ opposizione.
Fini da una parte rassicura il premier “non credo che ci sia un rischio di instabilità per il governo”, anche lui prevede che difficilmente Berlusconi finirà gambe all’ aria come conseguenza dei festini. Nel caso dovesse accadere, il fallo da rigore non sarà della componente di An, mai il presidente della Camera commetterà l’ errore di mostrarsi sleale.
Nello stesso tempo, tuttavia, Fini rimarca il suo diverso profilo, anche morale. Ammette tranquillamente “il rischio di una minore fiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni”, perché l’ esempio del premier non è certo esaltante. E a costo di fare uscire il Cavaliere dai gangheri ribadisce parola per parola la sua vecchia tesi, che “una democrazia impotente e inefficace alla lunga genera disillusione, scontento, tentazioni di scorciatoie populiste e plebiscitarie. La paralisi decisionale, dice Fini, alimenta progetti bonapartisti o cesaristi” (chiaro con chi ce l’ ha).
A Palazzo Grazioli oscillano tra voglia di rispondergli e ansia di troncare. Non hanno gradito l’ intervista al “Foglio” del professor Campi, una delle menti finiane, dove si esorta il premier a chiedere scusa perché non possiamo permetterci questo stillicidio di insinuazioni infamanti. Però Campi stavolta rappresenta se stesso, puntualizzano alla Camera, “Fini non tira nessuno per la giacca, sia Berlusconi a decidere cosa è meglio fare”.
Il vero colpo al premier arriva dall’ Avvenire che non è un organo della stampa estera, ma il giornale dei vescovi italiani. “Berlusconi fornisca il più presto possibile un chiarimento sufficiente a sgombrare il terreno dagli interrogativi più pressanti. I dubbi vengono anche da una parte di opinione pubblica non pregiudizialmente avversa”.
È lecito domandarsi se il premier abbia finora scelto la linea di resistenza migliore. Guai a illudersi che l’ efficienza dell’ azione di governo possa far premio, sempre e comunque, sui comportamenti privati. Fino al colpo di grazia: “Si pongano almeno i presupposti per evitare ulteriori stillicidi di chiacchiere e di tempeste mediatiche”. Berlusconi pecchi pure, ma eviti di dare scandalo.
Entusiasmo tra i cattolici d’ opposizione, dalla Bindi a Tonini, a Casini. Se Silvio seguirà le orme di Clinton dopo la Lewinsky, gli promette giulivo Buttiglione, e riconoscerà “di non essere un santo, magari i suoi elettori lo perdoneranno ugualmente”.