La Camera riprende l’ esame del decreto legge che contiene gli interventi di ricostruzione per il terremoto in Abruzzo. Oggi bisognerà votare i circa 500 emendamenti al testo, per la maggior parte presentati dall’ opposizione. Il governo, con il sottosegretario all’ Ambiente Roberto Menia, ribadisce di non voler porre la fiducia sul testo: ogni decisione, ha spiegato il rappresentante del governo, dipenderà dall’ atteggiamento che verrà assunto dall’ opposizione.
Intanto fuori da Montecitorio è in corso la manifestazione di protesta dei terremotati abruzzesi contro il dl. Il corteo organizzato dai Comitati dei cittadini colpiti dal sisma ha attraversato via del Corso, proveniente da piazza Venezia, per dirigersi davanti alla sede della Camera. La manifestazione è stata aperto da uno striscione che recita Forti e gentili sì, fessi no. La maggior parte dei manifestanti, molti dei quali indossano un caschetto giallo, grida slogan contro il decreto Abruzzo e il governo Berlusconi. Secondo le forze dell’ ordine i manifestanti sarebbero circa un migliaio.
I manifestanti sono arrivati con 20 pullman. Presente anche un grande striscione con la scritta: Case, scuole, Università. Subito. Contro la speculazione ricostruzione dal basso. Per ricordare le tendopoli, poi, alcuni ragazzi hanno montato tende da campeggio sotto l’ obelisco di piazza Monte Citorio. Al sit – in anche gli studenti dell’ Onda, i quali chiedono che a occuparsi della ricostruzione non sia Impregilo poiché fu proprio la stessa azienda a costruire l’ ospedale che poi crollò.
“Al presidente del consiglio Silvio Berlusconi chiediamo di mantenere le promesse fatte ai cittadini terremotati abruzzesi il 29 maggio all’ Aquila. Questo significa che il decreto deve cambiare per consentire una ricostruzione rapida in tutti i centri storici, prevedendo contestualmente anche un indennizzo per le ristrutturazioni, e non solo per i residenti”, ha detto il presidente della Provincia dell’ Aquila Stefania Pezzopane durante il presidio. “Le nostre richieste sono numerose. Tra queste figura un intervento serio per la zona franca: prevederla sul decreto legge senza erogare finanziamenti significa nei fatti non realizzarla sul serio”.