Diciassette detenuti di Guantanamo saranno trasferiti sulle spiagge di Palau. I primi a essere liberati, i 17 cinesi musulmani della etnia degli uiguri, finiranno infatti nel paradisiaco arcipelago della Micronesia, nove isole abitate su 250, 750 kilometri a Est delle Filippine. Gli Stati Uniti faranno un prestito di lungo termine da 200 milioni di dollari per aiutare lo sviluppo della minuscola nazione, che conta 20 mila abitanti: in pratica, 10 mila dollari a residente.
È un grande giorno per Palau e un grande giorno per i diritti umani, ha detto Stuart Beck, avvocato di New York sposato a una palauana, Tulik, con cui ha quattro figli, e ambasciatore di Palau presso l’ Onu dal 2004 (a un dollaro all’ anno). Dagli Anni 70 Beck rappresenta gli interessi dell’ arcipelago, diventato indipendente nel 1994 da protettorato Usa che era.
“La trattativa per i cinesi si è svolta a livelli di capi di Stato – ha raccontato -. Obama ha chiamato il collega Toribiong, che si è detto onorato e orgoglioso di compiere un gesto umanitario. Ora alcuni incaricati di Palau andranno a Cuba per capire che qualità e capacità lavorative abbiano i 17, e per organizzare il loro inserimento. Vanno in un paradiso dell’ accoglienza: dal primo vascello inglese che vi capitò nel 1783, quelle isolette hanno sempre accolto bene i rifugiati. Palau è amica di tutti“.
Amica soprattutto dell’ America. E adesso sarà forse presa più sul serio, mentre quando fu inserita da Bush nella coalizione dei volontari per la guerra in Iraq veniva citata come Stato – barzelletta. Non ha forze armate, per l’ accordo firmato all’ atto dell’ indipendenza quando c’ era Clinton, ma i suoi cittadini possono arruolarsi nell’ esercito americano, e lo hanno sempre fatto.
“Più di cento sono ora nei battaglioni in missione di guerra, e uno è morto in Afghanistan la settimana scorsa”, ha detto Beck. Anche sul piano diplomatico la fedeltà di Palau è a prova di bomba: all’ assemblea generale delle Nazioni Unite, su tutte le questioni, il suo voto è in linea con quello degli Stati Uniti a un tasso quasi totalitario, che rivaleggia solo con quello di Israele.
L’ unico Paese che finora aveva detto di volere gli uiguri era la Cina, ma gli Usa l’ hanno sempre escluso nel timore che, essendo dissidenti islamici, potessero essere processati e magari condannati a morte e uccisi. Non è ancora certo che tutti i 17 cinesi finiranno a Palau: le alternative, per gli eventuali esclusi da questa vincita alla lotteria, sono l’ Australia e la Germania, dove già vivono piccole comunità di uiguri.