Gli Usa considerano “vitale la collaborazione della comunità internazionale” per la chiusura di Guantanamo e hanno chiesto all’ Italia di accogliere due detenuti tunisini del super carcere nella base navale a Cuba. Ma a Roma la decisione non è stata ancora presa, anche se il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che vedrà venerdì prossimo l’ attorney general americano Eric Holder jr. per chiedere chiarimenti in merito, fa sapere che si tratta di una richiesta da “considerare innanzitutto con spirito positivo”.
Ovviamente, ha spiegato il ministro, bisogna valutare “i singoli casi, che non conosciamo, sulla base di un quadro europeo, perché in Europa c’ è un regime di libera circolazione Schengen e quindi non possiamo prendere una persona e imprigionarla”. La posizione italiana – fanno notare fonti vicine al titolare della Farnesina – è infatti quella di esaminare caso per caso sulla base delle regole comuni europee.
La richiesta, che Washington non commenta, sarebbe stata al centro, nelle scorse settimane, di colloqui tra la diplomazia americana e rappresentanti dei ministeri degli Esteri e degli Interni italiani. “L’ assistenza della comunità internazionale è vitale per permettere di chiudere la struttura”, ha spiegato comunque in serata Dean Boyd, portavoce del ministero della Giustizia Usa, sottolineando che gli Stati Uniti continuano a lavorare in stretto contatto con i partner internazionali per ottenere questo obiettivo.
L’ intenzione americana sarebbe quella di destinare all’ Italia due tunisini, Moez Fezzani e Riadh Nasri, indagati nel 2007 dalla procura di Milano perché ritenuti punti di riferimento all’ estero di una cellula italiana legata al gruppo salafita. Due casi che potrebbero coincidere con quelli individuati dalla missione a Washington, nell’ aprile scorso, del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso della quale emerse che solo due detenuti del super carcere cubano sarebbero potuti essere estradati in Italia.
La notizia arriva proprio all’ indomani delle parole del presidente Usa, Barack Obama che – dopo aver rilanciato l’ allarme per la minaccia di nuovi attacchi di Al Qaida (allarme condiviso oggi da Frattini) – ha delineato un percorso per chiudere la vicenda che riguarda i 240 detenuti di Guantanamo.
La prigione – ha spiegato Obama – sarà chiusa entro l’ anno e il governo “non rimetterà in libertà nessuno che possa minacciare la nostra sicurezza nazionale”. Un percorso che, però, non è privo di ostacoli: da settimane si rincorrono, in America, le polemiche, mentre il Congresso ha tagliato i fondi per il trasferimento dei detenuti e il Senato, approvando un progetto supplementare di bilancio per finanziare le guerre in Iraq e in Afghanistan, ha negato a Obama le risorse che chiedeva per chiudere Guantanamo.