Berlusconi ha deciso di non andare in Parlamento per i giudici del caso Mills. E l’ opposizione, anziché pretendere il dibattito in aula, respira di sollievo. Il vento è già girato. La nuova polemica investe la Rai, le nomine, le lottizzazioni… Di giustizia si tornerà a parlare, certo, ma dopo le Europee. In questo momento converrebbe solo a Di Pietro (ecco perché il Pd cambia volentieri registro) e alla Lega (guarda caso, da Bossi zero solidarietà al premier).
Franceschini, che sulle prime era balzato in groppa alla sentenza milanese, ora si pone alla testa delle posizioni più realiste e manda un messaggio limpido al premier: stia alla larga dal Parlamento. “Dall’ inizio della legislatura”, argomenta il segretario democratico, “Berlusconi non ha mai trovato un minuto per parlare in Aula dei problemi degli italiani. Adesso intende venire per autoassolversi e per sollevare un polverone politico”.
La reazione dell’ Anm, solitamente vibrata, stavolta suona rituale: “Inaccettabile invettiva di Berlusconi, gravi i toni denigratori, solidarietà e vicinanza ai colleghi Gandus, Caccialanza e Dorigo”. Invece quanta fatica, narrano al Plebiscito, stoppare Berlusconi. L’ idea della piazzata alle Camere era tutta sua, e non perché gli fossero saltati i nervi. Al contrario.
Doveva servirgli per “mettere un tappo a questo stillicidio infinito”, come lo definisce in privato: dalle veline alle mazzette, da Veronica alla Gandus, dal signor Letizia all’ avvocato Mills. Goccia su goccia. E l’ immagine del premier che si intacca. Basta, dunque. L’ irruzione nel Parlamento virtuale di Vespa tamponò lo scandalo Noemi. In mancanza del “Porta a porta”, stavolta Berlusconi si sarebbe contentato del Parlamento vero.
Ma ieri ha preso in esame gli effetti collaterali. Tanti e nocivi. Anzitutto, raccontano i suoi, l’ immenso regalo politico a Di Pietro. L’ ex – pm e Franceschini sono due vecchi giustizialisti, li accomuna il portavoce Bonaiuti, ma poi Berlusconi distingue. Se Tonino prende forza alle Europee, a Silvio non viene nulla di buono. Dunque, meglio evitare di dargli il palcoscenico.
Secondo Donadi, dell’ Idv, Berlusconi innesta la retromarcia proprio per paura di Di Pietro. Seconda controindicazione: ci sarebbero mille temi (come obietta a ragione Franceschini) su cui riunire le Camere. Perché scegliere il più infido, l’ accusa di corruzione? Infine, argomento clou: la campagna elettorale di Berlusconi è stata fin qui imperniata sul troncare e sopire, nel presupposto che molti elettori di centrosinistra (se non stuzzicati) preferiranno la spiaggia.
Una rissa in Parlamento permetterebbe al premier di tranquillizzare i fan, d’ accordo. Però mobiliterebbe pure gli elettori avversari, che provocati si accalcherebbero alle urne, magari turandosi il naso. Ecco spiegato il cambio di strategia. Berlusconi parlerà d’ ora in poi tutti i giorni, ma di terremoto, di banche, di grandi opere. S’ inventerà qualcosa perfino sabato, quando solitamente vola in Sardegna, magari una conferenza stampa. Motivare la retromarcia non è difficile: Agenda piena, mette le mani avanti l’ avvocato Ghedini, molteplici impegni che, ovviamente, non possono essere rinviati….
Verso sera Berlusconi fa diffondere dall’ ufficio stampa il testo di una sua vecchia autodifesa (settembre 2008) pubblicata nell’ ultimo libro del solito Vespa. È un modo per far sapere che sul caso Mills si ritiene vittima di una macchinazione, e che sul giudice Gandus (“Un mio nemico politico, militante dell’ estrema sinistra”) in 8 mesi non ha cambiato parere. Anzi, ne pensa il peggio possibile.