Il ddl istituisce nove città metropolitane con poteri speciali per Roma Capitale, le cui funzioni saranno disciplinate da regolamenti del consiglio comunale che diventa “Assemblea capitolina”.
Con il federalismo fiscale arriva anche un nuovo fisco su misura per le autonomie territoriali. Ogni livello di governo dovrà assolvere a una serie di attività, alcune delle quali considerate fondamentali e per le quali, dunque, va garantito pari livello di servizio in tutto il Paese. Funzioni che Regioni, Province, Comuni, Città metropolitane copriranno con tributi propri, compartecipazioni al gettito erariale e quote del fondo di perequazione: un mix tributario che consentirà entrate su misura ai diversi compiti ed alle esigenze.
Il ddl istituisce anche una bicameralina per rafforzare il potere di controllo del Parlamento sui decreti attuativi della delega. Una riforma che punta a chiudere in cinque anni con la spesa storica e i relativi trasferimenti statali alle Autonomie per passare al fabbisogno standard con totale responsabilità di entrata e spesa a livello locale.
Alemanno: per Roma si apre una nuova epoca
“Oggi diventa finalmente legge – afferma il sindaco di Roma in una nota – l’ attuazione prevista dall’ articolo 114 della Costituzione e per Roma si apre una nuova epoca che ci permetterà di prendere decisioni più rapide ed efficaci non solo per tutelare Roma Capitale d’ Italia, ma anche per rilanciare il suo ruolo internazionale. Un dato significativo è la condivisione della norma anche da parte del Pd che si è astenuto”.
Il ministro Fitto: più responsabilità alle regioni
L’ approvazione definitiva del disegno di legge delega sul federalismo fiscale apre una nuova stagione, secondo il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. “Ne va apprezzato – afferma il ministro in un comunicato – il merito per la svolta che rappresenta nell’ assunzione di responsabilità degli amministratori nei confronti dei cittadini, delle istituzioni locali e dello Stato centrale. Non va dimenticato peraltro che la coerenza costituzionale in tema di perequazione rende gli amministratori di ciascuna Regione responsabili anche verso il complesso delle regioni italiane”.
Finocchiaro: il Pd ha migliorato la legge
“Siamo riusciti a migliorare questo testo perché siamo convinti dell’ utilità del federalismo per il nostro Paese e perché ci siamo inseriti tra le tante contraddizioni di questa maggioranza, che naviga tra le determinazioni della Lega e il neo autoritarismo centralistico di Berlusconi”. Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, nel suo intervento con cui ha annunciato l’ astensione del gruppo sul ddl relativo al federalismo fiscale. “I nostri ordini del giorno – ha aggiunto – sintetizzano alcuni nodi irrisolti. Chi li ha presentati ha la consapevolezza che purtroppo non avranno un grande seguito. Essi segnalano le questioni irrisolte per le quali ci asteniamo. Il federalismo fiscale, checché ne dica Berlusconi, è in qualche modo la condivisione di un’ idea moderna dell’ Italia, di una nuova destinazione dei centri di governo e di decisione”.
La Cgil: manca un quadro certo
“Ribadiamo tutte le nostre preoccupazioni su una legge che nasce senza un quadro certo e condiviso di riferimenti quantitativi, che faccia comprendere quali saranno i costi effettivi dell’ operazione e chi dovrà pagarli”. Così Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil sul via libera dall’ Aula del Senato al ddl sul federalismo.
L’ Uil: serve il confronto
“Ora la parola passa ai decreti legislativi attuativi”. La Uil, sottolinea in una nota il segretario confederale, Guglielmo Loy, “si augura che per la loro emanazione ci sia il coinvolgimento di tutte le forze sociali, perché una riforma di tale portata non può tramutarsi in una delega in bianco alle istituzioni sia statali che locali e, soprattutto, non si dovrà tradurre in aumenti della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti e pensionati”.