Berlusconi converge sulla posizione della Lega: niente accorpamento tra la consultazione sulla legge elettorale e le elezioni europee e amministrative. Il referendum sulla legge elettorale non si svolgerà insieme a amministrative e europee, ma il Pdl sonderà il Pd sulle date del 14 o 21 giugno. È l’ accordo raggiunto a Palazzo Grazioli tra i vertici del Pdl e della Lega.
Lasciando la riunione, i capigruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, hanno spiegato che la maggioranza “chiederà una consultazione alle opposizioni per verificare se l’ ipotesi migliore per svolgere il referendum sia il 14 o il 21 di giugno. Se si vuole risparmiare, il 21 è l’ ipotesi più percorribile”.
Sulla “soluzione 21 giugno” c’ era stato un primo disco verde dal leghista Angelo Alessandri: “Abbiamo valutato con il segretario – dice ad Affaritaliani.it – diverse ipotesi e quella del 21 giugno ci sembra quella più congeniale, una buona soluzione per evitare di mandare la gente a votare tre volte di fila. Poi c’ è da guardare al discorso dei costi e ci ragioniamo”.
Apertura dai lumbard che Maurizio Gasparri aveva valorizzato subito: “È un chiaro segnale di distensione – dice il presidente dei senatori Pdl – che potrebbe presto sciogliere questo nodo ed avviare con la necessaria chiarezza e tranquillità la campagna elettorale”.
Ad ogni modo, Anna Finocchiaro ricordava che “non esiste un problema di incostituzionalità. Fa sinceramente sorridere che oggi la Lega, che non sempre ha avuto tanta sensibilità, si scopra così attenta alla nostra Costituzione e la tiri in ballo per dire no all’ election day”.
La capogruppo Pd al Senato invitava a non sprecare ulteriori risorse pubbliche e evidenziava il dato politico “che riguarda la maggioranza. Hanno paura – spiega – che il referendum raggiunga il quorum, e questo creerebbe seri rischi politici per la Lega. Noi facciamo appello al governo. Servono responsabilità e oculatezza. Il dramma del terremoto e la sacrosanta moderazione dei toni delle polemiche di questi giorni non ci può impedire di denunciare uno spreco che gli italiani non capirebbero”.
In una posizione terza l’ Udc. È Pier Ferdinando Casini a ricordare che “non siamo né ministro dell’ Interno né presidente del Consiglio: l’ esecutivo ha la responsabilità di fissare la data e noi aspettiamo che il governo assuma le proprie decisioni”.
Gianfranco Fini si limita a ricordare che “quella di fissare la data del referendum è una prerogativa esclusiva del governo. Credo che il mio pensiero sia già noto, perché ne parlai al congresso fondativo del Pdl. Ricordo a me stesso che in altra veste partecipai alla raccolta delle firme”.
I promotori chiedono un incontro con Berlusconi: “Le chiediamo – dice Guzzetta – di volerci incontrare al più presto affinché lei possa ascoltare direttamente da noi, anche nella nostra veste istituzionale riconosciuta dalla Costituzione, anche i nostri buoni motivi e le nostre ragioni”.