Oggi, tra la popolazioni terremotate, è arrivato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La prima tappa del capo dello Stato, appena giunto a L’ Aquila, è stata quella del dolore: nell’ hangar che raccoglie le 278 bare con le salme delle vittime del terremoto c’ è stato spazio solo per una composta disperazione.
È stato un omaggio privato, quello del presidente, che è entrato da solo, senza nessuna autorità al suo fianco e senza i consiglieri, e ha incontrato nell’ hangar famiglie distrutte ma raccolte in un dolore pieno di dignità. Dentro alla grandissima sala c’ erano solo un sacerdote e alcuni scout. Nei paesi del terremoto “lo Stato è presente, e sarà presente anche nel futuro“, rassicura il Presidente della Repubblica parlando poi con gli sfollati di Onna, il borgo distrutto dal sisma.
Il capo dello Stato lancia anche un’ accusa nei confronti della classe politica e delle istituzioni. Perché anche sul terremoto bisogna parlare il linguaggio della verità, dice Napolitano, che vede “irresponsabilità diffuse di fronte alla tragedia di edifici antisismici ugualmente crollati travolgendo vite umane”. Per il capo dello Stato “nessuno è senza colpe e ora serve un esame di coscienza che superi le preferenze politiche di ognuno riguardo a chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto o responsabilità in queste cose”.
“Si tratta – spiega il capo dello Stato – di capire veramente come sia potuto accadere che non ci sia stata l’ attivazione indispensabile di norme di prevenzione che erano state tradotte in legge, o che ci sia stato un difetto nei controlli previsti. È necessario un esame di coscienza per capire cosa è indispensabile e urgente fare perché mai più ciò accada, non affidandosi a profezie o previsioni impossibili ma rendendo sicuri gli edifici di nuova costruzione e anche quelli più antichi”.
Immediata la replica Berlusconi. Se ci sono “le responsabilità saranno certamente accertate e ci sono già dei pm che indagano al riguardo”, dice il premier. “Personalmente ho potuto verificare che molti edifici rappresentano le tecnologie dell’ epoca, e quindi io non credo che ci siano state delle situazioni tali da far presumere responsabilità nella costruzione degli edifici, però i pm indagheranno ed è giusto che facciano emergere le eventuali responsabilità”.
Per quanto riguarda la visita di Napolitano in Abruzzo va segnalato lo sfogo con i giornalisti. Visibilmente innervosito dalla presenza dei fotoreporter che gli erano vicino, Napolitano ha allargato le braccia e ha detto loro: “Poiché non sono venuto qui per farmi fotografare da voi, fatevi da parte: non rompete!”. Un anziano di Onna con voce commossa ha rivolto poi un appello a Napolitano: “Non dimenticatevi di noi, Presidente, non dimenticateci…”.
E intanto a L’ Aquila e provincia anche la scorsa notte la terra ha continuato a tremare. Tre le scosse più forti, avvertite anche, oltre che in tutto l’ Abruzzo, in gran parte del centro Italia, da Roma a Napoli. Alle 0,55 la prima, di magnitudo 4.3; alle 2,52 quella più forte, di 5.2; alle 5.14 la terza, di magnitudo 4.6. Ma il fronte del terremoto si sta spostando, e questo impensierisce i geologi: dalla scorsa notte l’epicentro si è spostato sulla direttrice più a nord L’ Aquila – Pizzoli – Barete.
Il presidente dell’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Enzo Boschi assicura che la forte scossa registrata questa notte è da considerarsi nella normalità del processo in atto, sottolineando che per alcune settimane, senz’ altro, questo sciame sismico ci sarà ancora. C’ è stato un ampliamento del fronte sismico nel settore appenninico che si è attivato nell’ Aquilano sia verso nord che verso sud. Questo – ha confermato Boschi intervenendo telefonicamente a Rai News 24 -, era un fatto immaginabile e prevedibile, visto che tutta l’ attività in corso da lunedì rappresenta un processo di liberazione dell’ energia accumulata.
Le nuove scosse hanno causato nuovi crolli nel centro de L’ Aquila e nelle zone già colpite, ma fortunatamente senza coinvolgere persone. Con il passare delle ore, intanto, si affievoliscono sempre di più le speranze di non aggiungere altre bare a quella triste lista che conta ad oggi 279 morti accertati. “Scaveremo fino a Pasqua” aveva detto ieri il ministro dell’ Interno Maroni. Ed anche oggi, la disperata ricerca tra le macerie prosegue senza sosta, nella speranza di altri miracoli.