La crisi è grave e bisogna quindi agire con urgenza. Il presidente americano Barack Obama ha già fatto capire che la Casa Bianca si aspetta un accordo pieno da questo decisivo G20 pur sapendo che le difficoltà negoziali sono ancora tutte aperte. Per cui bisogna puntare a trovare l’ accordo su pochi punti precisi lasciando ancora da parte i nodi che dividono e che non sono pochi. La vigilia del vertice si conferma agitata: il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha nascosto la propria ansia confermando che, nonostante il faticoso lavoro condotto dagli sherpa in questi mesi, il documento finale del G20 non ha ancora trovato consenso unanime.
“Le bozze del comunicato finale del G20 non piacciono né alla Germania né alla Francia”, ha detto ieri Sarkozy creando un disorientamento evidente della Gran Bretagna, il Paese che ha la presidenza del G20 e che più di ogni altro aveva caricato di aspettative questo appuntamento.
In questa atmosfera sembra sempre più probabile che ai leader non basterà questa riunione di Londra per varare un serio pacchetto anticrisi e, tantomeno, una riforma delle regole dei mercati internazionali.
Regole che continuano a chiedere tutti, dallo stesso primo ministro britannico Gordon Brown (che ha già incontrato Barack Obama) al presidente della Commissione europea Josè Manuel Durao Barroso. Ma con tutta probabilità qui a Londra vincerà la linea più pragmatica degli Stati Uniti che chiedono, in questa fase, impegni forti e precisi per il breve termine, soldi e misure per depotenziare la crisi.
Intanto Londra, se da un lato ospita in queste ore una girandola di colloqui bilaterali tra i tanti leader che sono arrivati o stanno arrivando – per l’ Italia il premier Silvio Berlusconi vedrà nel pomeriggio il primo ministro giapponese Taro Aso -, dall’ altro la città sarà ostaggio di diverse manifestazioni di gruppi ambientalisti e no – global. La giornata è iniziata con una carica della polizia ed alcuni arresti nella City.