Accantonato dal governo il decreto legge. Nulla di fatto neppure con il tavolo tecnico Governo – Regioni di venerdì per cercare un minimo comun denominatore con le Regioni, da tradurre poi in disegno di legge o decreto legge, qualora la condivisione fosse davvero forte. Il tavolo tecnico dovrebbe concludere il lavoro entro domani; poi ci sarà una nuova conferenza unificata per valutare il lavoro congiunto e anche lo strumento e il merito.
Il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, che pure si era impegnato a fondo per una mediazione che sbloccasse subito un decreto leggero con il consenso della Conferenza delle Regioni, ha così commentato: “Il Governo ha deciso di ritirare un decreto che, riguardando materie di competenza regionale, avrebbe sollevato discussioni e conflitti a non finire. Le Regioni hanno acconsentito a sedersi sin da subito al tavolo con l’ obiettivo di raggiungere un accordo in tempi rapidi che vada nella direzione già indicata dal Governo: rilancio dell’ economia, sostegno al settore edilizio, semplificazione delle norme nel rispetto delle competenze”.
Il confronto riparte quindi non sulla base del decreto legge, ma di una ricognizione generale dei problemi del settore e dei freni che ne rallentano l’ azione. Ha contribuito al rinvio anche il leader del Pd, Dario Franceschini. “Il Governo – ha detto – ha fatto marcia indietro, ora si discuta in Parlamento un vero piano casa e non un decreto cementificazione”. Alla fine è passata la linea dei Governatori del centro – sinistra, che fin dall’ inizio si erano opposti allo strappo del decreto legge, anche perché appoggiati dal Quirinale. Si è capito subito che la mediazione di Formigoni non avrebbe funzionato e che sarebbe stato meglio tenerla in serbo, per il momento.
Lo stesso Berlusconi ha introdotto la Conferenza unificata smussando tutti gli angoli e accorciando le distanze rispetto alla posizione delle Regioni. Non solo ha ribadito la volontà di raggiungere un accordo con le Regioni e ha escluso che l’ ipotesi del decreto legge sia l’ unica sul tavolo, ma ha anche precisato che quello del Governo non sarà un piano per sole villette, perché il 50% delle abitazioni sono unifamiliari o bifamiliari. In effetti, i numeri distribuiti da Confartigianato confermano quanto nei giorni scorsi aveva già detto il Cresme: l’ intervento edilizio, pur limitato alle unità residenziali mono o bifamiliari, avrà un effetto molto forte sul settore delle costruzioni.
Il piano può contribuire a creare molti posti di lavoro, aumentando del 5,3 per cento l’ occupazione e del 4,8 per cento il fatturato del settore costruzioni. Il rapporto analizza l’ impatto del provvedimento annunciato dal governo sulle piccole imprese fino a 50 addetti: le abitazioni potenzialmente interessate stima sono 11.484.582 e 300.114 gli interventi di ampliamento che potranno essere attivati per un maggiore fatturato complessivo di 10.804 milioni.