Fini al Congresso fondativo del Pdl: “Un nuovo partito che discute e si confronta, cercando una sintesi positiva e mai un compromesso al ribasso”

di isayblog4 19 views0

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Gianfranco Fini deve attendere oltre un minuto prima di prendere la parola al congresso del Pdl per il lunghissimo applauso che gli tributa la platea dei delegati quando è chiamato a intervenire. In sala sventolano centinaia di bandiere tricolori a salutare il presidente della Camera e co – fondatore del Pdl. E subito Fini ringrazia Silvio Berlusconi per il suo discorso di venerdì.

“Il vostro applauso – dice Fini – significa tante cose, sottolinea la validità, la bontà e anche l’ intelligenza di chi ha fatto la scelta strategica del Pdl. Ringrazio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per la chiarezza e anche la generosità con cui ieri ha spazzato via in un colpo solo tanti luoghi comuni, interpretazioni interessate e anche tante paure: il Pdl non sarà una fusione a freddo o un cartello elettorale, è un nuovo grande soggetto politico di popolo, sintesi di storie politiche e di culture diverse”.

È bene che il Pdl discuta nelle prossime settimane su come orientare il proprio voto al referendum elettorale di giugno, ha detto Fini, riprendendo l’ auspicio di Silvio Berlusconi per un sistema bipartitico. Quel referendum, per il presidente della Camera, consente una accelerazione verso quel sistema. “Non so se siano maturi i tempi, se ci siano le condizioni per il bipartitismo – ha aggiunto – ma il Pdl può mettere nel suo dibattito interno la decisione su come comportarsi in quel referendum. Anche se questo comporterà la necessità di discutere, tra noi, e anche con gli alleati”. Si riferisce alla Lega, dall’ inizio contraria al referendum.

Poi Fini affronta il tema della leadership. Quella Berlusconi “non è in discussione, ma la leadership porta con sé oneri e onori. E l’ onere principale è quello di garantire che il Pdl sia sempre più un grande partito del popolo, un partito democratico che non deve mai significare un partito diviso in correnti che sono la caricatura della democrazia”, ha detto ancora Gianfranco Fini, sottolineando l’ importanza che il partito dovrà essere un partito “che discute, che si confronta, che sia plurale cercando una sintesi positiva e mai un compromesso al ribasso. Un partito plurale e mai anarchico, che non lo sarà mai perché alla base della propria piattaforma ideale e della sintesi dei suoi valori c’ è un unico manifesto che è quello del Ppe”.

Il presidente della Camera torna poi a insistere per una riforma della Costituzione. Per Fini solo cambiando la seconda parte della Costituzione si potranno fermare le contrapposizioni tra il governo e il Parlamento, con i presidenti delle Camere, che hanno il dovere di rispettare la Costituzione vigente e quindi di rimarcare il ruolo del Parlamento, e il presidente del Consiglio che fa bene a invocare il rafforzamento dei suoi poteri. Fini punta dunque su una stagione costituente per superare le polemiche che ancora alla vigilia della fondazione del Pdl lo hanno visto contrapposto a Silvio Berlusconi, ognuno nel proprio diverso ruolo istituzionale.

Per Fini “se si dà vita ad una nuova forma di Stato con l’ introduzione del Senato Federale, è doveroso discutere di quale forma di governo adottare. Solo così si può fare piazza pulita delle polemiche. È evidente che con questa Costituzione i Presidenti delle Camere hanno il dovere di rimarcare il ruolo del Parlamento, e bene fa il Premier a invocare il rafforzamento dei poteri dell’ esecutivo e la possibilità di una squadra di governo collegata alla valutazione che il premier fa dei ministri. Per farlo, l’ unica strada è porre in Parlamento quanto prima la riforma della seconda parte della Costituzione e rilanciare una grande stagione costituente. Sarà quella la cartina di tornasole della volontà della sinistra italiana di essere per davvero proiettata in avanti o restare nostalgica di una stagione consociativa”.

Per l’ unica vera frecciata di Fini a Berlusconi bisogna aspettare la fine dell’ intervento del presidente della Camera. “Siamo proprio sicuri, amici del Pdl, che il ddl sul testamento biologico approvato al Senato sia davvero ispirato alla laicità? Perché una legge che impone un precetto è più da Stato etico che da Stato laico”, ha detto Fini, riconoscendo tuttavia che la sua può essere una posizione minoritaria, ma invita il Pdl a discuterne e afferma che per le istituzioni “è un obbligo essere laiche. La società che verrà ha l’ obbligo di essere laica. Anche se quando dico laicità – ha spiegato il presidente della Camera – non intendo negare quello che è il magistero morale della Chiesa, l’ alto ruolo sociale che ha svolto la Chiesa, il contributo che ha dato all’ identità italiana”.

Una nota sull’ immigrazione e l’ integrazione. “Non dobbiamo avere paura dello straniero, ma dobbiamo guidare quel processo, attraverso un confronto di idee. Perché integrazione non significa assimilazione e non può che svolgersi nella legalità. È una sciocchezza considerare che solo la sinistra può occuparsi delle politiche d’ accoglienza e di integrazione dello straniero. Un bambino o un malato è prima di tutto una persona, poi è un immigrato. E poi la legalità è una bandiera che va alzata sempre, ancora prima al sud dove non può essere lasciata ai margini” conclude il presidente della Camera.

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