Corrado Faissola, presidente dell’ Abi, si è detto pienamente soddisfatto della firma del protocollo fra l’ Associazione bancaria italiana ed il Tesoro, una firma che Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, giudica passaggio essenziale perché le banche diano soldi alle imprese. Ma cosa prevede nel concreto l’ intesa per i risparmiatori italiani? Anzitutto l’ intesa quadro, dalla quale deriveranno i singoli protocolli d’ intenti delle banche emittenti, stabilisce precisi impegni per tutte le banche che chiederanno di emettere i Tremonti – bond, al fine oltre che di favorire alla patrimonializzazione degli istituti anche di evitare una restrizione del credito a famiglie e imprese.
Tra i punti stabiliti dall’ accordo vi è un impegno in merito alle quantità di risorse finanziarie da mettere a disposizione per il prossimo triennio verso le piccole e medie imprese. Oltre a questo è previsto un impegno a praticare condizioni non penalizzanti rispetto al passato e il rafforzamento del Fondo di Garanzia Pmi per un ammontare pari all’ 1,5% del valore dell’emissione. Verranno poi sospesi almeno 12 mesi i pagamenti relativi ai mutui di quei clienti che a seguito alla crisi economica siano finiti in cassa integrazione o abbiano perso il lavoro. Verranno infine forniti adeguati livelli di liquidità ai creditori delle pubbliche amministrazioni per la fornitura di beni e servizi.
Per dare attuazione concreta ai contenuti dell’ accordo si sono già svolte alcune riunioni tecniche col gestore del Fondo di garanzia Pmi, per individuare le modalità per versare il contributo previsto e con l’ Inps, per facilitare l’ attività delle banche che andranno a sospendere i mutui. L’ Inps in particolare, ha spiegato il Tesoro, informerà le banche per via telematica sui soggetti che possono richiedere la sospensione dei mutui ai sensi delle fattispecie previste dall’ accordo – quadro.
Non vi sarà invece, come già era emerso, alcun tetto agli stipendi dei manager delle banche, ma è stata inserita una raccomandazione ad attenersi alla moderazione e a rendere pubbliche le liquidazioni. Le banche dovranno infatti adottare un codice etico in cui si impegnano a ispirare a criteri di eticità e trasparenza le remunerazioni dei vertici aziendali e degli operatori di mercato, inclusi i traders, comprensive di eventuali benefit.
Oltre a questo gli istituti italiani si impegnano anche ad adottare politiche di remunerazione coerenti con i principi di prudente gestione del rischio della banca, parametrate alle strategie di lungo periodo e verificando l’ opportunità di una moderazione del livello e della dinamica delle remunerazioni dei vertici. Politiche di sana gestione che evidentemente non sempre sono state seguite se si è sentita la necessità di ribadirlo. Dovrà inoltre essere istituito, ove non sia già presente, un Comitato per la remunerazione composto in maggioranza da soggetti indipendenti.
Infine, per evitare fraintendimenti, l’ accordo fa un ultimo riferimento a liquidazioni e benefit, qualora previsti, a favore di amministratori o trader da erogare al momento della cessazione dell’incarico: essi dovranno essere ragionevoli e opportunamente resi pubblici. Insomma, i paracadute d’oro continueranno ad aprirsi, ma forse saranno meno vistosi per evitare di attirare troppa pubblicità negativa sull’ istituto e sui beneficiari.