L’ Italia dei valori di Antonio Di Pietro è l’ unico partito a cui finora è stato consentito l’ apparentamento con il Partito democratico di Walter Veltroni. Oggi 27 febbraio l’ Idv è protagonista in tribunale e in Parlamento. Sempre per lo stesso motivo: i rimborsi elettorali, e il loro uso. Certo, è ancora tutto da provare e oggi, al tribunale di Roma, il gip Carla Santese deve solo decidere se approfondire le indagini, archiviare l’ inchiesta o rinviare a giudizio gli indagati. Ipotesi di reato: articoli 476, 479, 640 bis e 646 del Codice penale. Ovvero: falso in atti pubblici, appropriazione indebita e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nel fascicolo 4620/07 c’ è il nome di Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, e questo può avere conseguenze anche gravi sulla campagna elettorale del Partito democratico. Con Di Pietro è indagata Silvana Mura, deputata e tesoriere dell’ Italia dei valori.
Il partito di Di Pietro corre con il suo simbolo, il gabbiano, ma i membri del Pd sono molto perplessi sull’ alleanza con l’ ex pm, perché i magistrati si stanno interessando ai rimborsi elettorali (22 milioni e mezzo di euro) che l’ Idv ha ottenuto, grazie al volo di quel gabbiano. Come già ricostruito da Panorama di recente, i parlamentari Di Pietro e Mura sono l’ anima dell’ Italia dei valori fin dalla fondazione. Giuridicamente si tratta di un’ associazione non riconosciuta, senza fini di lucro, che per statuto “intende contribuire a contrastare abusi e ogni tipo di reato contro la pubblica amministrazione”.
Per farne parte ci vuole però un atto notarile e l’ espressa accettazione del presidente. Un movimento ambiguo: dal 26 novembre 2000, anno della fondazione, a oggi i soci sono stati sempre tre: il presidente è sempre lui, Di Pietro, l’ ex pm di Mani pulite; il tesoriere è Silvana Mura, un’ ex commerciante di accessori e abbigliamento a Chiari (Brescia); segretario all’ inizio era Mario Di Domenico, amico e avvocato personale di Di Pietro, ma dimessosi nel 2003 dopo aver constatato irregolarità notevoli nella gestione economica. Dal 26 luglio 2004, è segretario Susanna Mazzoleni, moglie di Di Pietro.
Al partito può iscriversi chiunque, ora anche via internet, ma in base allo statuto diventa un semplice aderente. A decidere su linea politica, candidature, alleanze, e soprattutto sui bilanci, è solo ed esclusivamente il presidente, Di Pietro. Un presidente con poteri assoluti: lo statuto “consente al fondatore di approvare i rendiconti preventivi e consuntivi per milioni di euro” senza praticamente alcun controllo. Il marchio è proprietà di Di Pietro: registrato a Genova il 1° agosto 2000, numero Ge2000C000346, con classe di protezione numero 38, 41 e 42, ossia come “marchio d’impresa personale”. Grazie a quel simbolo, dal 2001 a oggi all’ associazione Idv, coi suoi tre soci, sono stati attribuiti 22 milioni e mezzo di euro. I giudici devono decidere se c’ è stata truffa o appropriazione indebita.
I 22 milioni di euro stanno diventando perfino un problema di diritto parlamentare internazionale. Nel totale ci sono anche i 5 milioni di euro che da anni vengono rivendicati da Achille Occhetto, Giulietto Chiesa ed Elio Veltri, gli esponenti del Cantiere che nel 2004 avevano fatto lista comune con l’ Idv per le europee. Di Pietro, forte del possesso del simbolo, non ha mai riconosciuto loro alcun diritto al rimborso elettorale. Così, oggi anche l’ Ufficio di presidenza della Camera apre un dossier su Di Pietro: il 21 gennaio a Montecitorio è arrivata, firmata dal pool dei legali di Occhetto e soci, una diffida ufficiale al Parlamento italiano a procedere a ulteriori versamenti all’ Idv. C’ è perfino il rischio che, per la prima volta nella storia della Repubblica, venga recapitato a Montecitorio un decreto ingiuntivo.