Una delle prime cose che Dario Franceschini ha fatto arrivando nel suo ufficio è stata calcolare quanti giorni ha per giocarsi la sua partita fino alle elezioni Europee e amministrative. Cento giorni, per fare una cura da cavallo ad un partito ammaccato. E allora ferie precettate per tutti i dipendenti del Pd con i quali ha fatto un brindisi di buon lavoro. Un lavoro durissimo a cominciare dalla preparazione dell’ assetto da combattimento, della squadra con cui scendere in campo in questi 100 pericolosi giorni. Nel quartier generale sono tutti abbottonatissimi, i nomi e gli organigrammi si sapranno solo tra sabato e domenica prossimi. Tuttavia qualcosa filtra: poche certezze, ma molte idee. La più eclatante è quella di chiedere a Carlo Azeglio Ciampi di fare il presidente del Pd, carica lasciata vacante da Romano Prodi. Ovviamente sarebbe un grande biglietto da visita del nuovo corso che Dario vuole dare ai Democratici. Quasi una richiesta d’ aiuto a un personaggio che è entrato a pieno titolo nel pantheon del Pd.
L’ idea è circolata tra i fedelissimi e il segretario la sta accarezzando con tutta la prudenza che il nome dell’ ex capo dello Stato richiede. Un nome di prestigio, fuori dalle logiche di partito, un laico dalla sensibilità cattolica, un difensore di quella Costituzione sulla quale domenica Franceschini ha giurato. Ma prima di fare questo passo dovrà mettere a punto la macchina operativa. Intanto il nuovo leader ha stretto un patto di ferro con Piero Fassino, considerato il regista dell’ operazione post – veltroniana e dell’ assemblea costituente. Un ruolo chiave nel convincere centinaia di costituenti a votare subito il segretario è stato Maurizio Migliavacca, già responsabile organizzativo dei Ds durante la segreteria Fassino, che ha sfruttato le sue conoscenze nel territorio. A lui verrà affidata l’ organizzazione al posto di Fioroni, per il quale si sta pensando ad un altro incarico in segreteria: gli enti locali e tutto il delicato dossier del federalismo.
Chiamparino, che è stato ministro ombra per le riforme, non potrà avere una carica perché destinato alla presidenza dell’ Anci. Nella casella enti locali federalismo è in corsa, con meno chances, il presidente dell’ Emilia Vasco Errani che comunque farà parte del comitato direttivo dove siederanno 40 persone: amministratori, sindaci, governatori, segretari regionali e tutti i big del partito, almeno coloro che ci voglio stare, compresi Parisi e D’ Alema finora rimasti fuori da ogni sinedrio del partito. Ci sarà Pierluigi Bersani, che potrebbe non avere un incarico esecutivo per tenersi le mani libere per la corsa d’ ottobre alla segreteria. Nel direttivo entrerà sicuramente Fassino, che viene dato in uscita dal Parlamento italiano e in direzione Strasburgo dove potrebbe diventare il capogruppo dei Socialisti e Democratici. All’ Europarlamento sembra destinato pure Goffredo Bettini, ex braccio destro di Veltroni.
Tra i veltroniani uno che si potrebbe salvare di sicuro è Giorgio Tonini destinato alla segreteria composta da 10 – 12 membri con incarichi specifici. Il dalemiano Cuperlo potrebbe occuparsi dei rapporti con i sindacati. Paolo Gentiloni continuerà a dirigere la Comunicazione. All’ Economia si fa il nome dell’ ex ministro Damiano. L’ ex Ds Andrea Martella dal governo ombra traslocherà nell’ esecutivo. Franceschini dovrà pure pensare a chi mandare spesso in televisione: un “media team” nel quale ci potranno essere Cuperlo, Martella, Andrea Orlando, attuale portavoce del partito. Confermato poi Enrico Morando a commissario straordinario di Napoli. In una giornata turbata dalla nuova spaccatura sul testamento biologico, Franceschini ha trovato pure il tempo di andare a rendere omaggio al Capo dello Stato, Napolitano.