Conferenza stampa di fine anno del premier Silvio Berlusconi, che torna a chiedere un giro di vite sulle intercettazioni, ribadisce che non si siederà al tavolo con il Pd e annuncia la riforma della giustizia a gennaio. Quasi due ore di conferenza stampa per parlare anche della crisi («c’è troppo pessimismo», ribadisce il premier) annunciare la costruzione di nuove centrali nucleari e dichiararsi favorevole a una riforma presidenzialista entro questa legislatura.
Tasse ed evasione. «Tutto ciò che recupereremo nella lotta all’evasionefiscale sarà utilizzato per abbattere le tasse», ha poi detto il presidente del Consiglio, sottolineando come ancora «tanti italiani troppo furbi sottraggono al fisco almeno il 20,25 per cento del pil facendo in modo che chi le paga, paga di più».
Troppo pessimismo. «Purtroppo il clima negativo, la canzone della crisi che da giorni emerge dai giornali e dalla tv, che mette paura ad ascoltarla, ha portato a ridurre i consumi anche per quelle categorie di lavoratori, come i dipendenti pubblici, che hanno aumentato il loro potere d’acquisto» e che non rischiano certo il posto di lavoro, ha poi sottolineato il presidente del Consiglio, ribadendo che la soluzione della crisi sta nella ripresa dei consumi. Berlusconi fa riferimento al fatto che il contratto degli impiegati pubblici è stato rinnovato con un aumento maggiore di quento non sia il tasso di inflazione. Per questo, sottolinea gli statali «hanno quest’anno proporzionalmente più risorse da spendere rispetto all’anno passato». Senza contare, aggiunge, i risparmi dovuto al calo delle tariffe per la riduzione del costo del petrolio.
«La lotta all’evasione – aggiunge – la faremo grazie al federalismo fiscale, perché le dichiarazioni non saranno mandate a Roma ma nel proprio comune dove tutti conoscono gli stili di vita di ciascuno e contiamo così di aumentare di molto le dichiarazioni».
Pensioni. «Non abbiamo preso in considerazione una rivisitazione del sistema pensionistico, nemmeno nei prossimi mesi», ha detto il presidente del Consiglio.
Spetta a donne scelta età. «Noi riteniamo che questa dovrebbe essere una decisione delle donne», ha quindi affermato il presidente del Consiglio, affrontando il tema delle pensioni, e in particolare dell’equiparazione tra uomini e donne per l’età pensionabile. Il presidente precisa poi che non è stato il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ad avanzare questa proposta: «ci viene chiesto dall’Europa perché la ritiene una discriminazione negativa». La risposta all’Unione europea, spiega il premier, dovrà arrivare entro il 13 gennaio. Ma secondo Berlusconi dovrebbe essere «una cosa facoltativa, su cui decide stessa la lavoratrice, se decidere a 60 di dover smettere, se ritiene di dover continuare. Riteniamo che in questo modo possiamo adempiere» alle richieste dell’Ue.
Sì al presidenzialismo. «Auspico che nel corso della legislatura – ha affermato il premier – ci sia un ampio dibattito, spero condiviso da maggioranza e opposizione e forte dell’opinione popolare, per arrivare a una riforma presidenzialista, una riforma essenziale se vogliamo che il nostro paese sia una democrazia moderna». «Una riforma in senso presidenzialista l’avevamo già pensata nel ’94 -ha poi agiunto il premier -. Una cosa che tutti quelli del settore sanno che, per farla, è auspicabile essere tutti uniti. C’è bisogno del 100% del consenso».
Gradimento al 72%. L’attività di governo ha portato a «un gradimento che ha superato di molto il voto che ci avevano dato. Per il presidente del consiglio il consenso è di nuovo al 72%» dopo una flessione dovuta alla «disinformazione della sinistra» sul provvedimento sulla scuola e sulla vicenda dell’Iva per Sky, sostiene poi il Cavaliere.
Giustizia. «La riforma della giustizia è indispensabile. La presenteremo al primo Consiglio dei ministri di gennaio», ha poi affermato il premier, sottolineando che in Italia la giustizia civile e quella penale hanno tempi troppo lunghi, dai 5 agli 8 anni per la durata media dei processi.
Poi, rispondendo a chi gli chiedeva se non debba essere lui a sedersi al tavolo con il Pd per la riforma, ha proseguito: «Io credo che sarebbe considerata dai cittadini italiani una farsa se mi sedessi al tavolo con chi mi ha chiamato Hitler, con chi mi ha chiamato con il nome di un dittatore argentino, o con chi ha detto che io sono un corruttore, il Diavolo o il più immorale dei cittadini italiani. Vogliamo fare un teatrino farsesco? Io non ci sto, ma chi ha in mano la riforma ha la più ampia libertà è autonomia» di poter mediare. Quanto al Pd, ha detto Berlusconi, «il Partito democratico dovrebbe finalmente togliersi questo vestito di partito giustizialista che si è messo addosso attraverso l’alleanza con il campione del giustizialismo italiano che è il signor Di Pietro».
Intercettazioni. «Da subito mi sono detto insoddisfatto per il testo sulle intercettazioni prodotto dal governo che non cambierebbe per nulla una situazione inaccettabile: bisogna restringere le intercettazioni anche sulle indagini sui reati contro la Pubblica amministrazione e sono certo che questo convincimento sia quello di tutta la maggioranza e auspico un emendamento al testo da parte del Consiglio dei ministri», ha detto Berlusconi, tornando sulla questione delle intercettazioni telefoniche.
Nuove centrali nucleari. Per risolvere il problema energetico nel futuro, «occorrerà ricominciare col nucleare» e decidere programmi per delle «centrali in territorio italiano», ha detto il premier. Per questo «abbiamo avviato intensi rapporti con la Francia e la Gran Bretagna, che sono disposti a spartire con noi il loro know how», ha aggiunto spiegando che ci sono «disponibilità a investimenti» all’estero, a «nuovi progetti nei Paesi vicini», ma «anche a programmare delle centrali nel territorio italiano».
Crisi. «L’Italia, il nostro governo, ha prodotto uno sforzo che è stato da apripista per le soluzione» dei problemi provocati dalla crisi internazionale, «raggiungendo anche una soluzione condivisa da tutti: che ha dato autorevolezza in più al nostro Paese», ha spiegato il premier Silvio Berlusconi.
Se gli Usa avessero annunciato prima di attivare un fondo da 700 miliardi di dollari per difendere le banche, Lehman Brothers non sarebbe fallita, ha quindi sostenuto il presidente del Consiglio che, durante la conferenza stampa di fine anno, ha rivendicato di essere stato «il primo presidente del consiglio che il 10 ottobre ha invertito la regola del mercato del capitalismo di non intervento del mercato ed aver annunciato che lo Stato italiano metteva garanzia sul sistema delle banche, affermando che nessuna banca italiana sarebbe fallita e che i cittadini non avrebbero perso nemmeno un euro». Berlusconi ha sostenuto che altri Paesi non erano d’accordo, anche se poi la decisione è diventata collettiva e ciascuno ha deciso di dare garanzie sul proprio sistema. «Si è così evitato il panico e che i risparmiatori corressero agli sportelli delle banche, si è evitato la crisi del ’29». «Ho poi incontrato negli Usa Poulson (il ministro del Tesoro) e George Bush, ed è venuto fuori che anche loro hanno messo su un fondo da 700 miliardi di dollari. Lo avessero fatto prima e non sarebbe successo il fallimento di Lehman Brothers».
È la «pesante eredità» ricevuta dai passati esecutivi di centrosinistra, dice il presidente del Consiglio durante la conferenza stampa di fine anno, a rendere «per noi più difficile governare rispetto a quanto avviene nei principali Paesi europei». Berlusconi cita i problemi «ereditati» sul fronte della finanza pubblica e dell’economia («con un euro ipervalutato»), dell’energia («per la rinuncia al nucleare dovuta ai Verdi e alla sinistra») delle infrastrutture, la cui costruzione è stata bloccata, della Pubblica amministrazione («costosissima») e della inefficienza del sistema giudiziaria, che il governo di centrodestra interne affrontare con la riforma che presenterà a gennaio.
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