I risultati delle regionali in Abruzzo, dove le elezioni anticipate provocate dall’arresto del presidente della regione Ottaviano Del Turco vedono prevalere la destra in una competizione in cui quasi un abruzzese su due è rimasto a casa, devono spingere il Pd sulla strada del cambiamento. Ne è convinto il segretario del PD, Walter Veltroni: “C’è malessere, stanchezza e critica, anche nei nostri confronti. Dobbiamo fare di più sulla strada della moralizzazione della vita pubblica e sulla questione etica. Bisogna intervenire con grande determinazione. Meglio pagare un prezzo elettorale subito ma garantire un futuro al riformismo e al Pd senza comprometterlo”.
Intervenendo all’assemblea dei circoli del Pd del Lazio Veltroni ha così commentato i dati che arrivano dall’Abruzzo, sottolineando l’elemento più significativo di questa tornata elettorale: l’astensionismo, il vero vincitore nelle urne. “In base ai risultati dello spoglio, prima dei dati elettorali, sono i dati dell’astensionismo a essere impressionanti. C’è stato il 30 per cento in meno di votanti rispetto alle politiche (del 2008 ndr)”.
Le elezioni per il rinnovamento della giunta regionale abruzzese e per la nomina del nuovo presidente della regione hanno visto infatti un calo di affluenza di proporzioni storiche. Gli abruzzesi che si sono recati alle urne sono stati infatti il 52.99%, il 15% in meno rispetto alle regionali del 2005, mentre alle politiche del 2008 l’affluenza si era assestata intorno al 80%. Un dato significativo per una regione e per un Paese in cui le percentuali di partecipazione sono da sempre tra le più alte del mondo. Una critica, come sostiene il segretario, rivolta anche al Pd. “Dobbiamo fare di più sulla questione etica. Ci sono situazioni nelle quali dobbiamo intervenire con durezza, dobbiamo essere severi con noi stessi, ed essere severi con gli altri”.
Anche Andrea Orlando, portavoce del Partito Democratico, in una nota diffusa a scrutinio ancora in corso, sottolinea come la vittoria del candidato del PdL “è il frutto di un clamoroso dato, quello di un’astensione di massa dal voto, piuttosto che di un travaso di voti dal centrosinistra alla destra. Molti cittadini, non partecipando al voto, hanno espresso una presa di distanza da una politica che in quella regione, anche per le note vicende giudiziarie, è apparsa lontana dalla gente. Il Partito Democratico è stato colpito più di altre forze politiche da questo malessere e ciò per noi sarà motivo di riflessione.Il Pd, infatti, è nato proprio per rinnovare la politica, l’azione di governo a tutti i livelli, le classi dirigenti. E questo voto ci impone di proseguire con più determinazione su questa strada di rinnovamento e di superamento di vecchie logiche e modi di fare politica”.
Sui temi dell’astensionismo e della questione morale è intervenuto anche Massimo D’Alema. “Quando la metà dei cittadini non va a votare è un problema che riguarda tutti. E’ un dato molto preoccupante, che riflette anche lo specifico della vicenda abruzzese che ha determinato certamente un distacco tra cittadini e istituzioni, ma è anche un segnale di carattere più generale”. Dichiarazioni in linea con quanto espresso anche dall’ex presidente del Senato Franco Marini: “L’astensione così larga è un problema politico per tutti. Deve essere un elemento di riflessione per chi vince e per chi perde” ha dichiarato Marini, mentre Giuseppe Fioroni, coordinatore dell’Organizzazione del Pd sottolinea la necessità della politica di recuperare autorevolezza. “Quasi metà degli aventi diritto non si sono recati alle urne: questo impone una profonda riflessione su come favorire la condivisione e la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. La giunta che si insedierà sarà stata scelta solo dal 53% dei cittadini, e questo succede quando la politica perde autorevolezza e non è più in grado di rappresentare gli interessi comuni”, ha dichiarato l’esponente Pd.
Intanto all’interno del partito ci si interroga sull’opportunità di rivedere il sistema delle alleanze. A far riflettere infatti è la differenza tra il sostegno ottenuto del candidato alla presidenza per il centrosinistra, rispetto ai voti ottenuti dalla coalizione. Come sottolineato da Giuseppe Fioroni, la “distanza tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra è solo del 3%. Il ramamrico è che con l’Udc avremmo vinto”. Della stessa opinione Paolo Fontanelli, responsabile Enti locali del PD. Che in una nota sottolinea come delle elezioni regionali abruzzesi emerge un dato evidente: la proposta del Partito Democratico di fare una grande coalizione in Abruzzo anche con l`Udc avrebbe portato il centrosinistra alla vittoria.