Brunetta: donne in pensione a 65 anni

di isayblog4 41 views2

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Le donne dovranno in futuro andare in pensione a 65 anni. Cominciando da quelle che lavorano per la pubblica amministrazione. Ne è convinto il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che intervenendo a Stresa al Forum della Terza Economia ha spiegato che «è necessario porre al centro dell’agenda politica l’obiettivo della perequazione verso l’alto dell’età pensionabile di maschi e femmine». «Per quanto mi riguarda – ha aggiunto l’esponente del governo – sono datore di lavoro di tre milioni e 650 mila persone e mi applicherò con determinazione al perseguimento di questo obiettivo». Un’uscita, quella del ministro, che ha scatenato molte reazioni, soprattutto dal fronte sindacale. Ma anche la politica ha commentato la proposta. E qualche sorpresa arriva anche dall’interno del Pdl, con il leghista Roberto Calderoli che da ministro alla Semplificazione la semplifica con un gioco di parole: «Brunetto-scherzetto». «Prendiamo come una battuta quella detta sulle pensioni dal ministro Brunetta – ha precisato Calderoli – su un argomento di questa importanza, che avrebbe dovuto essere oggetto di un’approfondita discussione politica all’interno della maggioranza. Discussione approfondita che vi è già stata proprio in occasione dell’ultima riforma previdenziale».

FAR LAVORARE GLI ANZIANI – Eppure Brunetta era apparso piuttosto serio e aveva argomentato con dovizia il perché a suo parere è necessario arrivare ad una perequazione: «Usciamo dall’ipocrisia, se affermiamo che l’invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico è necessario che tutti insieme ci applichiamo per raggiungere questo obiettivo. Si dovranno sentire la Confindustria e i sindacati, poi chi deve governare governi». «Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe di età 55-65 – ha aggiunto il ministro – recuperiamo il 10% dello spaventosamente basso tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più, il che vuole dire incrementare il gettito fiscale e il Pil del paese». E come ottenere il progressivo allungamento dell’età pensionabile? La ricetta di Brunetta non sembra prevedere obblighi bensì interventi di persuasione: «Le uscite precoci dal mondo del lavoro devono essere disincentivate».

I SINDACATI – Le reazioni dal mondo sindacale non si sono fatte attendere. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha messo le mani avanti: «Niente passi falsi sul tema delle pensioni». «Al ministro Brunetta – ha sottolineato- vogliamo ricordare, senza voler fare polemiche, che le pensioni sono una materia del governo ma anche delle parti sociali. Non è questo il momento di fughe in avanti. Le pensioni sono un tema delicato che non può essere utilizzato come uno spot pubblicitario, proprio per evitare allarmismi e fughe anticipate dei lavoratori». Luigi Angeletti, segretario della Uil, non ha voluto chiudere del tutto la porta, ma il suo è un no ad un eventuale innalzamento dell’età pensionabile che non sia basato sulla volontarietà e sugli incentivi: «Non sono d’accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l’innalzamento sulla volontarietà, con incentivi». Chi invece ha subito posto un veto è la Cgil: «Il governo non ci provi nemmeno a mettere mano all’età pensionabile – ha avvertito il segretario confederale della Cgil-Fp, Carlo Podda -. Le donne vanno in pensione con il massimo dell’età e con il nostro sistema si va sulla base dei contributi. Dire che la misura serve per risolvere la sperequazione è una provocazione intollerabile». Uno stop al ministro è arrivato anche da Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, il sindacato considerato vicino al centrodestra: «Una riforma delle pensioni in questa fase economica e sociale non avrebbe alcuna ragione di essere. Lo stesso presidente Silvio Berlusconi ha di recente affermato che le pensioni non sono oggetto di discussione». Prima di parlare di equiparazione di età pensionabile per le donne, è il ragionamento della Polverini, «sarebbe necessario intervenire riconoscendo alla donna un bonus previdenziale per i periodi di maternità delle lavoratrici, potendo decidere se andare in pensione prima avvalendosi del bonus o ritardare l’uscita dal lavoro con una pensione più alta».

IL PD: «BASTA SPOT» – Ha parlato invece di «improvvisazioni spot» Vittoria Franco, ministro delle Pari opportunità del governo ombra del Pd, commentando le esternazioni del ministro Brunetta in materia di età pensionabile per le donne, questione su cui invece «andrebbe affrontata una discussione seria». «Le donne oggi si trovano a dover conciliare lavoro, maternità e servizi di assistenza» ha detto l’esponente democratica, sottolineando che «è ancora più preoccupante perchè le proposte vengono da un ministro del governo che ha cancellato il tempo pieno. La direttiva dietro la quale si trincera il ministro non dice esattamente quanto da lui sostenuto. Brunetta si metta d’accordo poi con il ministro Sacconi che proprio alcuni giorni fa aveva fatto affermazioni completamente diverse».

L’ALLEATO – Tranchant il commento di Carlo Fatuzzo, segretario del partito dei Pensionati, alleato del Pdl: «Fuori dalla realtá ed estremamente penalizzante la proposta del ministro Brunetta di elevare l’etá pensionabile per le donne, equiparandola a quella degli uomini». Anche Fatuzzo sottolinea il ruolo svolto dalle donne nella famiglia e per questo, a suo parere, «dovrebbero andare in pensione ancora prima, proprio per seguire meglio i figli e svolgere il loro ruolo indispensabile». Troppe volte, è la sua conclusione, «le famiglie sono lasciate sole ad affrontare dei veri e propri drammi e per fortuna che vi sono le donne. Elevare l’etá pensionabile per le donne ? Per il partito Pensionati è semplicemente improponibile». Generalmente favorevole, invece, l’accoglienza negli altri ambienti politici del Pdl. Per il numero due dei deputati del centrodestra, Italo Bocchino, «Brunetta ha posto una questione seria che riguarda la sopravvivenza della previdenza italiana, l’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e l’economia pubblica. È evidente che sono venute meno le ragioni storiche per accorciare di cinque anni l’etá lavorativa delle donne, visto anche che l’aumento dell’aspettativa di vita ha premiato principalmente il gentil sesso con uno scarto di quasi quattro anni in più rispetto agli uomini».

«ODIA I LAVORATORI» – Molto duro il giudizio di Paolo Ferrero, segretario del Prc: «L’idea del ministro Brunetta di allungare l’età pensionabile alle donne è semplicemente un’idea demenziale. Nel mezzo di una crisi economica devastante che porterà alla perdita di almeno un milione di posti di lavoro solo a Brunetta poteva venire in mente una proposta simile. Che indica un odio profondo, quello che il ministro Brunetta nutre nei confronti dei lavoratori e, in particolare, delle lavoratrici».

www.corriere.it

Commenti (2)

  1. Ma perché Brunetta ce l’ha tanto con i dipendenti del pubblico impiego ed in particolare con le donne ??
    Si Parla di equiparazione …..ma LE DONNE fanno lo stesso due lavori (di cui una GRATIS ) sia che siano dipendenti pubblici sia che siano dipendenti private!!

  2. aaaaaaaaaaaaaaaaaa bene bene è giusto le donne devono andare in pensione a 65 anni come gli uomini si chiama partà dei sessi aaaaaaaaa

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