Una riforma condivisa, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario, che intervenga anche sull’assetto della magistratura. E’ quanto auspica il presidente della Camera Gianfranco Fini . “E’ necessaria una riforma – dice Fini conversando con i cronisti a Montecitorio – che abbia come obiettivo condiviso ciò che è auspicato da tutte le forze politiche, e cioè l’efficienza del sistema giudiziario. Al di là delle ricorrenti polemiche e strumentalizzazioni, è innegabile che allo stato attuale la durata dei processi preclude la tutela dei diritti dei cittadini e ciò è davvero inaccettabile”. “Credo che in quest’ottica sia doveroso, ferme restando l’indipendenza e l’autonomia, riflettere anche sull’assetto della magistratura, se davvero si vuole – conclude Fini – che sia all’altezza delle proprie funzioni costituzionali”.
La Lega, però, ribadisce le sue priorità. “E’ necessario portare a casa il federalismo”, insiste il ministro delle Riforme Umberto Bossi. Riforma fiscale e quella della giustizia camminano “ognuna con le proprie gambe” ma, precisa, ”il federalismo è già in commissione e per forza va avanti prima”. Quindi chiarisce: “Se si possono fare tutti e due è meglio”, anche se “non so se sono così bravo a fare due cose insieme”.
Il Pd fissa le sue condizioni per il dialogo. La capogruppo al Senato Anna Finocchiaro chiede che “non venga innanzitutto toccata la Costituzione e si riformino le procedure per assicurare celerità e affidabilità dei processi”.
Paolo Gentiloni del Pd annuncia a Sky Tg24 Mattina che “se ci sarà un’altra puntata della telenovela del conflitto tra Berlusconi e la magistratura noi lasciamo perdere”. A stretto giro la replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: ”Certo, Gentiloni di telenovelas se ne intende. Ha partecipato in primo piano a quella sull’iva di Sky, interrotta così bruscamente dall’Unione europea”.
Il presidente del Senato Renato Schifani manifesta ”apprezzamento per la disponibilità del Partito democratico, per questo confidiamo tutti che il confronto si possa realmente realizzare e che le parti si possano avvicinare il più possibile per avere una riforma condivisa”.
Nessuna apertura al dialogo da parte dell’Italia dei valori. “Noi a questo inciucio non ci stiamo”, precisa Antonio Di Pietro. “Riformare la giustizia è una cosa, deformarla è un’altra – spiega il leader di Idv -. Il Pd deve capire che prima di sedersi a un tavolo con Berlusconi bisogna vedere chi ha il coltello dalla parte del manico, perché Berlusconi vuole non far funzionare la giustizia”.
Per Enrico La Loggia, vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera, “se il Pd vuole realmente il dialogo” deve lasciare ”fuori la frangia giustizialista dell’Idv. Le farneticazioni verbali di Di Pietro che accusa il presidente Berlusconi di volere una giustizia deformata sono assolutamente inaccettabili”.
L’Udc è pronta invece a sedersi “al tavolo con il ministro Alfano per una riforma”, afferma il leader dei centristi Pier Ferdinando Casini, chiedendo ”anche al Pd di partecipare. C’è una guerra di bande tra magistrati che è inaccettabile”. Casini, poi, esprime il rifiuto “del populismo di Di Pietro che è l’unico in Italia che crede che la giustizia vada bene così”.
(Adnkronos/Ign)