Il governo raddoppia l’IVA per la pay-tv. Il PD: Conflitto d’interessi di Berlusconi

di isayblog4 46 views0

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Una nuova tassa per 5 milioni di famiglie. Colpevoli di guardare SKY e non le tv del premier. Sembra una ricostruzione maliziosa ma è quella a cui si arriva leggendo con attenzione gli articoli del pacchetto anticrisi varato ieri dal governo, che raddoppia l’Iva per gli abbonati alla pay-tv. Una decisione non concordata con nessuno, arrivata a sorpresa e che per il Partito Democratico è in palese conflitto d’interessi, dato che non riguarda invece Mediaset e che contrarismente a quanto successo in passato stavolta Silvio Berlusconi non ha nanche rinunciato a votare la norma uscendo dal Consiglio dei Ministri.
Nonostante gli incassi da IVA da quando sul mercato italiano SKY ha sostituito Stream e Tele+ siano passati da 170 milioni a 370 milioni il governo ha pensato di aumentarla, introducendo una tassa indiretta. Il che crea anche una distorsione sul mercato, che probabilmente non guasta, dato che la pay tv dà fastidio al duopolio, specie ai ricavi pubblicitari di Mediaset. Nel primo pomeriggio del 29 novembre arriva una nota ufficiale dell’amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge.

Una denuncia dura: “Deve essere chiaro che questo provvedimento è un aumento delle tasse per le oltre 4.6 milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky. Informeremo immediatamente i nostri oltre 4,6 milioni di abbonati di questa decisione del governo di aumentare le loro tasse, affinchè in questi tempi difficili abbiano chiaro che cosa sta accadendo alla loro capacità di spesa.
In una fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese con l’obiettivo di generare sviluppo e nuovi posti di lavoro. Ad esempio, questa settimana, il primo ministro inglese Gordon Brown ha annunciato una riduzione dell’Iva dal 17,5% al 15%. Ieri invece il governo italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio dell’Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%”.

Due piccioni con una fava sulla strada del cattivo governo per Giovanna Melandri, ministro delle Comunicazioni nel governo ombra: “Con la norma anti Sky il governo ha compiuto in un colpo solo due gravi errori. Ha di fatto creato una tassa di 80 euro a quasi cinque milioni di famiglie, smentendo clamorosamente l’intento sbandierato di non imporre nuove imposte, e ha di fatto certificato ancora una volta il suo disprezzo nei confronti di qualsiasi logica di rispetto del mercato”.

Analisi condivisa da Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd : “Il raddoppio dell’Iva per la tv a pagamento inserito a sorpresa nel decreto anti crisi del governo ha tutta l’aria di un blitz contro Sky, il principale concorrente privato di Mediaset”.

“L’azienda di proprietà della famiglia Berlusconi – aggiunge – non è infatti coinvolta dall’aumento visto che la norma del 1995 abrogata ieri riguarda solo la tv via satellite e via cavo. L’eventuale coinvolgimento di Mediaset, lamentato dall’azienda di Cologno ieri a tarda sera, sarebbe comunque insignificante perché relativo non alle carte prepagate del calcio ma soltanto agli abbonamenti mensili per alcuni canali digitali. In pratica, anche se fosse vero questo coinvolgimento, sarebbe infinitesimale”.

Gentiloni annuncia che ci si rivolgerà all’Autorità di garanzia per verificare se la norma anti-Sky non sia un caso classico di quel “sostegno privilegiato all’azienda di proprietà di Berlusconi che è vietato anche dalla nostra blanda normativa sul conflitto di interessi”.
E all’attacco va anche il ministro ombra dell’Economia Pierluigi Bersani. “L’onorevole Berlusconi – si chiede ironicamente – era presente al Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto anti crisi? In quel decreto c’è una tassa sulla pay-tv che pagheranno milioni di famiglie e che pesa uno per le aziende del presidente del Consiglio e cento per un suo concorrente”.
Intanto il manager australiano non rinuncia a ricordare come Sky oggi dia “lavoro direttamente ad oltre 5000 persone e ad altre 4000 nell’indotto, più del triplo del totale dei dipendenti sommati di Stream e Tele+ nel 2003. Con la decisione annunciata ieri le tasse generate grazie agli abbonati di Sky cresceranno a 580 milioni di euro, una crescita evidentemente in contrasto con l’affermazione del governo che questo pacchetto sostiene lo sviluppo delle imprese”.

Una norma criticata da tutte le opposizioni, con l’IDV che parla di anomalia unica nel panorama delle democrazie occidentali e l’UDC che chiede al governo di ritirare il provvedimento. Chissà se alla Camera e al Senato andrà come spera Bersani: “Benché ci si siamo ormai abituati a tutto voglio credere che una simile stortura del mercato non passi inosservata. Sarà una buona occasione per sapere quanti liberali ci sono in Parlamento”.

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