Niente detassazione delle tredicesime, che costa troppo. Ma una possibile riduzione degli acconti fiscali di fine anno, per i quali a novembre i lavoratori sono ora chiamati a versare il 97% dell’Irpef e le imprese il 100% dell’Ires. A secondo delle risorse, inoltre, questa misura potrebbe essere limitata ai redditi più bassi: le riduzioni ipotizzate sono infatti tra i 3 e i 4 punti percentuali che, se estese a tutti i contribuenti, potrebbero costare anche più di 2 miliardi. Sull’ipotesi, che per ora non sarebbe ancora stata definita nei dettagli, starebbe lavorando il governo in vista del varo del decreto per rilanciare l’economia in Italia, sostenendo la liquidità del sistema Paese, che poi si traduce in maggiori consumi e crescita.
CON UN OCCHIO AI CONTI – L’intervento avrebbe il pregio di aumentare le risorse degli italiani, ma anche di tenere i conti pubblici del 2009, quando comunque le imposte «a saldo» andranno pagate. Ma sul piatto degli interventi che si stanno delineando – che arriva ad 80 miliardi con gli interventi previsti per il rilancio degli investimenti, per la garanzia del sistema creditizio, e per il rifinanziamento dei consorzi Fidi in favore delle Pmi – potrebbe arrivare anche qualche alleggerimento legato all’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive che viene pagata da imprenditori e imprese. Si tratterebbe di una «mossa d’anticipo» per limitare i danni di una possibile sentenza della Corte Costituzionale sulla deducibilità dell’Irap dalle imposte dei redditi. Potrebbe essere introdotto qualche forma di detrazione parziale, perché un intervento complessivo potrebbe risultare molto costoso.
INVESTIMENTI – La manovra del governo partirà comunque dal rilancio della domanda pubblica, attraverso il finanziamento degli investimenti. Mercoledì è in programma il pre-Cipe che preparerà il comitato interministeriale che venerdì stanzierà 16 miliardi per investimenti. I fondi destinati in mille rivoli – ha spiegato il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta – «saranno compattati e destinati a pochi grandi interventi».
IL PACCHETTO – Il decreto, invece – conferma anche il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta – «lo approveremo entro la fine del mese» e conterrà anche le norme per «accelerare e rendere certi i pagamenti della pubblica amministrazione ai fornitori». A questo si aggiungono gli «sgravi fiscali per le famiglie meno abbienti e la social card per gli acquisti delle fasce più basse». Nel pacchetto comparirebbe anche il progetto dell’Iva di cassa (con il pagamento non al momento di staccare la fattura) e quello per i prestiti in favore dei nuovi nati: 5.000 euro restituibili con interesse del 4%, destinati alle famiglie più numerose.
EPIFANI – Scettico sull’imponenza del piano annunciato a Washington è il leader della Cgil, Guglielmo Epifani: «Per una crisi eccezionale servono misure eccezionali». Bocciatura quindi per l’intervento del governo da 80 miliardi di euro annunciato a Washington: «Quegli 80 miliardi in realtà non sono nuovi perché 50 miliardi erano fondi europei già stanziati, mentre altri 10 erano fondi per le infrastrutture anch’essi già stanziati. Quindi i nuovi fondi sono limitatissimi e del tutto insufficienti ad affrontare la crisi».
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