Federalismo, Fini e D’Alema uniti: Serve una commissione bicamerale

di isayblog4 17 views0

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Ripartire presto con le riforme istituzionali, e dal lavoro già fatto con la bozza Violante, già terreno di confronto nella scorsa legislatura. E approfittare del federalismo fiscale, che aspetta solo di essere attuato, con una commissione bicamerale ad hoc per i decreti attuativi. È l’asse tra Gianfranco Fini e Massimo D’Alema, ideatori e protagonisti del seminario di Asolo organizzato dalle rispettive fondazioni, Farefuturo e Italianieuropei su cui frenano però Lega e Forza Italia. Fuori dal Palazzo, davanti ai giovani di destra e di sinistra che per due giorni hanno pranzato, pensato e lavorato insieme, la ’politica delle ideè chiede alla ’politica litigiosa dei partitì di fare un passo in avanti, di abbandonare i tentennamenti e di procedere spedita verso una condivisione delle riforme istituzionali. A partire da dove si è fermata, cioè dalla bozza che contiene le modifiche alla seconda parte della Costituzione, presentata da Luciano Violante e approvata dalla Commissione affari costituzionali nella scorsa legislatura. E per dare un segnale concreto di questa volontà, maggioranza e opposizione hanno il compito di istituire al più presto una commissione bicamerale che si occupi dei decreti attuativi del federalismo fiscale, proposto dal ministro Calderoli.

Proposta questa su cui però Forza Italia e Lega frenano. C’è chi lo chiama già «lo spirito di Asolo», ma per i due protagonisti del workshop sulle colline trevigiane è soltanto il primo passo di un confronto che ora, a differenza degli anni passati, destra e sinistra possono affrontare. «Se son rose fioriranno», taglia corto il presidente della Camera lodando il lavoro dei giovani che anche nelle scuole si confrontano e ragionano sulle proprie convinzioni, anche se diverse. «Nella politica italiana – continua – ci vogliono meno insulti e più idee». Gli fa eco D’Alema che annuncia una «summer school» annuale. «I partiti – spiega l’ideatore di `Red’ – devono tornare ad essere punti di raccolta tra società». Ma non sono la politica e i partiti ad interessare oggi Fini e D’Alema; da Asolo lanciano una possibile intesa sulle riforme. I due leader di An e del Pd, sono intervistati dal direttore del Tg1 Riotta, sul palco del teatro «Eleonora Duse». Seduto nelle prime file c’è ad ascoltarli proprio l’ex presidente della Camera Violante. «Nella passata legislatura – dice Fini – la commissione Violante approvò un testo di riforma dalla quale sarebbe sbagliato non ripartire. C’è una traccia comune, ripartiamo da lì, perché le riforme possibili sono quelle condivise e non quelle che si sognano. Ripartiamo, dunque, dalla bozza Violante che è un punto di compromesso riconosciuto anche dalle 14 fondazioni che si sono incontrate su questo tema». D’Alema è d’accordo: «Occorre un intervento puntuale sulla seconda parte della Costituzione perché un governo forte ha bisogno di un parlamento forte». Quello dei regolamenti parlamentari è soltanto un tassello delle grandi riforme di cui ha bisogno il paese; non può essere «una bacchetta magica» per risolvere tutti i problemi. «Sarebbe illusorio – continua Fini – si tratta di una scorciatoia. I regolamenti sono solo un piano dell’edificio che si deve costruire per le riforme».

Ma il Pdl, precisa il vice capogruppo al Senato, Gaetano Quagliariello, su quella riforma andrà avanti, perché bisogna «sanare la frattura» tra regole e vita parlamentare quotidiana. «I regolamenti – chiosa il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto – non sono una scorciatoia, ma una necessità determinata dal nuovo quadro bipolare». D’Alema e Fini hanno in testa già un programma di lavoro, che esplicitano dal palco del meeting. «Il parere di sei commissioni – spiega ancora Fini – significa necessariamente non ottenere alcun parere. Una commissione bicamerale per emendare il decreto avrebbe maggiore autorevolezza. Mi auguro che un emendamento in questo senso venga esaminato in sede di dibattito parlamentare». Dal Pd arriva immediata la risposta: «Voglio rassicurare il presidente Fini. Presenteremo certamente un emendamento per la commissione bicamerale». Durante il workshop c’è spazio per entrare più nel dettaglio. Fini rassicura: Per il federalismo «non c’è nessun pericolo secessionista, anche la Lega ha ben presente che per una piena attuazione del federalismo fiscale occorra una riorganizzazione dello Stato». Poi una precisazione: «Definire i parametri del fondo di compensazione non può essere che una prerogativa statale». «Bisogna avere ben chiaro che non solo lo Stato non viene meno ma ha un ruolo ancora più importante» aggiunge D’Alema. L’apertura di D’Alema sulle riforme viene apprezzata a distanza dallo stesso ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che però sulla bicamerale ad hoc frena: «Costa troppo, meglio utilizzare una commissione come quella per gli Affari regionali». Il luogo dove affrontare tali questioni, dice Cicchitto, «sono le Commissioni competenti e l’Aula». Ma un altolà preventivo viene da Antonio Di Pietro: «Voglio vederci chiaro. Se servisse solo a dare un parere di cui poi il governo potrebbe non tenere conto, allora sarebbe l’ennesima presa in giro».

Ma per Fini la strada è quella di un organismo unico. Oggi, si legge in una nota diffusa dalla Presidenza della Camera, il Presidente «ha parlato di una commissione bicamerale sul federalismo fiscale per concentrare in un unico organismo parlamentare, composto da deputati e senatori, l`esame tecnico-politico dei decreti attuativi della legge delega del Governo, che altrimenti dovrebbe essere sottoposto al vaglio di sei commissioni parlamentari competenti per materia».

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