Cosa è successo veramente a Piazza Navona? Come mai un camioncino pieno di spranghe è riuscito a superare l’attenzione della polizia e avvicinarsi indisturbato ai manifestanti? Come è possibile che le imponenti misure di sicurezza non siano riuscite a impedire quella degenerazione violenta di pochi e a salvaguardare la manifestazione pacifica di tanti?
Domande, queste, che non hanno trovato risposta nella sommaria ricostruzione fatta in aula dal sottosegretario all’Interno Nitto Palma. Deposizione che per il vice presidente Pd in Commissione Cultura a Palazzo Madama, Vincenzo Vita, è stata “particolarmente infondata”.
“Quando scendemmo insieme agli altri colleghi senatori del Pd per informare gli studenti di quanto avvenuto in aula, – spiega il senatore – fummo poco dopo messi sull’avviso del clima di provocazione che si stava instaurando in piazza. E così fu raccontato in seguito da diversi ragazzi. La ricostruzione inequivoca sottolineava la gravissima responsabilità dei gruppi di estrema destra”. “insomma – conclude Vita – si dica la verità” e si eviti di far ricorso alla “strategia della tensione”.
Nel suo intervento alla Camera è il deputato del Pd Walter Verini ,per primo, a giudicare la ricostuzione di Palma ”molto al di sotto della gravità dei fatti”. Secondo Verini, inoltre, gli scontri sarebbero stati “provocati da decine di teppisti appartenenti alla sigla di estrema destra Blocco studentesco che hanno aggredito armati di mazze e bastoni ragazzi poco piu’ che adolescenti”.
I dubbi del PD sono giustificati dalle risposte insoddisfacenti provenienti dal governo. Il sottosegretario Palma si è infatti limitato a spiegare che gli uomini dell’ordine non sono intervenuti direttamente a piazza Navona durante i primi momenti di tensione tra i giovani che manifestavano contro la riforma Gelmini per evitare di acuire le ostilità. In modo altrettanto poco convincente, l’esponente della maggioranza ha spiegato la presenza di un mezzo in piazza Navona come ”usuale” durante le manifestazioni di questo tipo. Tutto qua. Un aggettivo è bastato al governo per districarsi nella verità. Ma per il PD, una spiegazione simile, non è sufficiente.
Verini ha insistito sulle importanti responsabilità dell’esecutivo in questa vicenda, col “suo rifiuto di ascoltare i protagonisti del mondo della scuola” e con l’ostentazione di “atteggiamenti muscolari” mai abbandonati.
L’esecutivo, secondo il deputato PD, ha il ”dovere di tutelare il diritto costituzionale alla manifestazione democratica e civile del dissenso, usando gli strumenti necessari a tutelare il movimento e la sua autonomia da frange di provocatori estremisti”.
Insomma, secondo il Partito Democratico, il governo deve iniziare a tendere l’orecchio verso quella grande parte del Paese che vive in un disagio sempre più grave. Per Walter Veltroni le proteste contro la riforma della scuola sono infatti la spia di un disagio più ampio per l’attuale situazione dell’Italia. “La nostra sta diventando una società invivibile – ha lamentato il segretario del Pd – la vita è un sistema di relazioni, se si spezza quello diventa un inferno”.
In un’intervista al quotidiano El Mundo, Veltroni si è anche soffermato sulle manifestazioni di questi giorni: “Una protesta responsabile e civile che si è espressa in un grande movimento popolare”. Quello che sta accadendo in Italia, ha spiegato il leader del Pd, dimostra che sta nascendo un mondo nuovo, che “settori della società sono insoddisfatti e che se uno vuole cambiare le cose deve votare il Partito Democratico”.
“I ragazzi del nostro Paese – ha infine spiegato Veltroni – chiedono che venga proposto loro un futuro, una società che includa gli immigranti, che sappia inserirli in un circuito lavorativo. Noi – conclude -stiamo combattendo una grande battaglia culturale contro l’egoismo sociale”.
E mentre il governo evita di ascoltare il rumore della piazza, il pacifico dissenso di milioni di manifestanti, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto gli studenti e ha prestato attenzione alle loro ragioni. E’ accaduto all’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Università’ Bocconi di Milano.
”Abbiamo deciso di scriverLe questo messaggio mossi dalla sua richiesta di ‘superare il clima di pura contrapposizione e aprirsi all’ascolto delle rispettive ragioni’, consapevoli del fatto che il dibattito in corso sul futuro dell’università’ e della ricerca in Italia sia cruciale per il nostro futuro di cittadini. Seppur provenienti da esperienze e sensibilità molto diverse, condividiamo l’urgenza di agire per risolvere i problemi dell’università’ italiana. E’ nostra ferma convinzione che il sistema universitario italiano sia in profonda crisi e che questo stato di difficoltà sia strettamente connesso al destino del nostro Paese”. Così inizia la lettera consegnata dai rappresentanti degli studenti dell’università milanese al capo dello Stato.
Le proteste di queste ore, spiegano gli studenti nella missiva consegnata a Napolitano, “sono originate dalle conoscenze e dalla consapevolezza che la società civile ha acquisito negli ultimi mesi e non accettiamo di essere considerati ‘quattro facinorosi'”.
Nella lettera gli studenti invitano inoltre “ad approfondire con attenzione i profili di costituzionalità dell’appena convertito decreto 137, a difesa di un sistema di formazione pubblico, pilastro fondamentale della democrazia italiana”. I manifestanti chiedono anche che Napolitano faccia “tutto ciò che è nelle sue mani perché da un lato il governo eserciti le proprie prerogative nel rispetto degli altri organi costituzionali e dall’altro siano garantiti i diritti fondamentali di noi cittadini, tra i quali risalta appunto il diritto alla protesta”.
Nonostante la riforma della scuola sia diventata legge i ragazzi sono pronti a continuare “ad esercitare pacificamente i nostri diritti”. Perche questa battaglia non la vogliono vincere con le spranghe, ma con la voglia di cambiare.
www.partitodemocratico.com