Giuseppe Frigo, l’ex presidente dell’Unione Camere Penali, è stato eletto alla Corte Costituzionale dopo che i capigruppo del Pdl avevano indicato in lui figura adatta a sostituire Romano Vaccarella alla Suprema Corte. Tramontato Gaetano Pecorella, Frigo si è dimostrato da subito nome gradito alle opposizioni, con il quasi immediato via libera del Pd, dell’Udc e dell’Italia dei valori.
L’interessato ha spiegato: “Ritengo che sia un riconoscimento del lungo percorso che ho fatto, io come altri comunque. Piuttosto -ha sottolineato Frigo- spero che il mio nome, nel mio piccolo, serva a ridare un po’ di serenità all’ambiente”.
Frigo, 73 anni, avvocato penalista, è stato protagonista di processi come quello per la scalata alla banca Antonveneta, per il sequestro dell’imprenditore Soffiantini, per Cesare Previti nel giudizio per calunnia ai danni dei pm milanesi Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, ma anche avvocato di Adriano Sofri nel procedimento per chiedere la revisione del processo per l’omicidio del commissario Calabresi.
Una figura che ha subito messo d’accordo maggioranza e opposizione.
Da subito erano stati infatti annunciati i consensi bipartisan. Oltre a quello scontato della Lega (“E’ un nome di alto profilo e chiude la vicenda della Corte Costituzionale che è durata anche troppo”, sottolineano i capigruppo Roberto Cota e Federico Bricolo), anche Anna Finocchiaro aveva assicurato il sostegno dei Democratici, così come Lorenzo Cesa quello dell’Udc: “E’ una persona che garantisce autorevolezza, indipendenza e professionalità”.
E che persino l’Idv avrebbe votato per il penalista, lo aveva assicurato Massimo Donadi.
Soddisfatto si era detto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini secondo cui non si tratta di una candidatura del centrodestra, ma di “un nome su cui convergerà un’ampia maggioranza e quindi sarà espressione non del centrodestra ma del Parlamento”.
Insomma, l’avvocato bresciano, è stato accolto positivamente da tutti tanto da risultare votato da 690 parlamentari su 952.
Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che in questi mesi non ha mai smesso di invitare maggioranza e opposizione al dialogo e al confronto, si e’ detto “compiaciuto” per gli sforzi fatti da entrambe le parti per risolvere la questione.
Il Presidente del Senato Renato Schifani, dal canto suo, auspica che l’elezione di Frigo rappresenti l’ “inizio di disgelo”.
Sullo sfondo resta tuttavia l’elezione per la Presidenza della Vigilanza.
Pochi, per ora, i passi in avanti. Il Pdl invoca, dopo l’accordo sulla Consulta, un nome diverso da quello di Leoluca Orlando.
Posizione non gradita da Walter Veltroni, che ribadisce che non ci sono baratti con l’altra questione ancora in stallo e considera “la pregiudiziale posta dal Pdl inaccettabile: non si puó arrogare a se stessi il diritto di dire se una forza politica ha il diritto di avere una forza istituzionale”.
Per ora, l’ex sindaco di Roma ha scelto di attendere la manifestazione di sabato per valutarne gli esiti e capire cosa far pesare nei confronti di Antonio Di Pietro ai fini di un eventuale cambio di candidato.
La tempistica di quello che diventerà ancora di piú terreno di scontro fra i poli prova a dettarla Italo Bocchino: “La prossima settimana – assicura – eleggiamo il presidente della Vigilanza e poi stabiliamo le regole per la presenza della politica in tv”.