Confcommercio reagisce ai luoghi comuni su prezzi e crisi dei consumi

di isayblog4 13 views0

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Confcommercio risponde con i “numeri” alle polemiche sui prezzi che troppo spesso trovano proprio nel mondo del commercio un capro espiatorio. Il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha dunque incontrato la stampa per sfatare, dati ufficiali alla mano, una serie di luoghi comuni e per illustrare le “cinque verità sui prezzi”. “In primo luogo – ha detto Bella- diciamo una volte per tutte che il calo dei consumi non causato dall’aumento dei prezzi ma dal fatto che il Paese è bloccato ormai da anni in termini di produttività e redditi”. “Basta osservare l’andamento dell’inflazione dei maggiori paesi europei che è pressoché uguale per tutti mentre i consumi registrano un andamento molto lento se non addirittura negativo, nel primo semestre 2008, solo in Italia”. “Se invece – ha osservato Bella – guardiamo i dati del Pil, scopriamo che in Italia il Prodotto interno lordo nel primo semestre 2008 è cresciuto dello 0,1, in Francia dell’1,6 in Spagna del 2,2 e nel regno Unito dell’1,9”. Poi, il direttore dell’Ufficio Studi ha confutato un’altra “verità” che circola molto spesso quando si parla di ricavi lungo la filiera agroalimentare: su un euro di spesa 60 centesimi vanno al commercio. “Una cosa assolutamente falsa e quasi offensiva – ha detto Bella – perché guardando i numeri emerge chiaramente che alla fine l’utile netto per il commercio al dettaglio più quello all’ingrosso è del 9%”. Bella ha poi voluto ricordare che tra il 1999 e il 2006 all’agricoltura sono andati 125 miliardi di euro correnti di sussidi. “Per ogni euro di valore aggiunto l’agricoltura riceve oltre 61 centesimi di aiuti”. “Quindi – ha precisato Bella – tenendo conto di tutti i sussidi, la realistica catena del valore aggiunto è: 25 per l’agricoltura, 32 per gli altri settori (energia, banche, assicurazioni etc.), 20 per il dettaglio più l’ingrosso e 23 per l’import più il trasporto. Quindi in definitiva, gli imprenditori del commercio all’ingrosso e al dettaglio trattengono complessivamente sette e non sessanta centesimi totali su un euro di venduto”. Bella ha quindi concluso la sua dettagliata esposizione sostenendo che è “assolutamente falso che i prezzi delle materie prime scendono e i prezzi alimentari al consumo restano elevati”. “Basta considerare – ha osservato Bella – l’esempio tipico della pasta. Considerando i dati citati da Ismea, si vede chiaramente come in realtà i prezzi al consumo smussano le oscillazioni sui mercati d’origine anche grazie ai passaggi di filiera”. “Il livello assoluto del prezzo della pasta è diminuito tra settembre e luglio 2008 dell’1,3%, passando da 1,5 euro a 1,48 euro al chilo”.

www.confcommercio.it

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