L’intervista del ‘Riformista’ al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.
«Non è una novità»: il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini commenta così la rottura tra Pd e Di Pietro. Sulle alleanze taglia corto: «Siamo equidistanti dai poli». E a Veltroni dice: «Sulla legge per le europee vedremo se sarà complice di Berlusconi come in campagna elettorale o se cambierà modalità di fare opposizione». Come giudica la rupture tra Veltroni e Di Pietro?
«Non è una novità. Anzi, è un evento consolidato da tempo. Di Pietro si è servito dei voti del Pd per entrare in Parlamento e poi ha fatto il suo gruppo. Quella di Veltroni mi è sembrata più che altro una legittima difesa».
Nel Pd in molti vogliono alleanze con l’Udc.
«Guardi, noi siamo un partito vero. Sarà la vita del Parlamento a spiegare se questa strada è percorribile. Dal punto di vista ideale siamo nel Ppe e quindi alternativi alla sinistra. Ma è anche vero che ci sono delle battaglie di libertà su cui si capirà concretamente con chi dialogare. In primo luogo sulla riforma di legge elettorale per le europee».
Berlusconi vuole cancellarvi?
«Diciamo che Berlusconi mira a soffocarmi con un bacio avvelenato creando un bipartitismo che non c’è. Si dice: la gente vuole semplificare. E allora domando: che paura hanno del proporzionale? Il tema però non è lo sbarramento del 5 per cento ma l’abrogazione della libertà di scelta dei cittadini mediamente la preferenza».
Si aspetta dal Pd le barricate in Parlamento?
«Nei prossimi giorni vedremo se Veltroni sarà complice di Berlusconi come in campagna elettorale o se cambierà modalità di fare opposizione».
Il voto è segreto…
«Appunto. Ai tempi in cui fu approvata l’attuale legge elettorale per le politiche entrambi i poli ci lasciarono da soli nell’urna. E prendemmo settanta voti. Ora, dopo che Veltroni si è espresso pubblicamente contro, vedremo cosa farà in Parlamento».
Quindi rimanete equidistanti dai poli?
«Certo che rimaniamo equidistanti. L’impegno preso con i cittadini è sacrosanto».
Anche a livello locale Berlusconi ha detto: nessuna alleanza con l’Udc.
«Non male imporre veti nazionali in tempi in cui si parla tanto di federalismo… E’ evidente il tentativo di farci ammainare le nostre bandiere e costringerci a confluire nel Pdl: un partito finto, nato con atto notarile. Basta vedere l’Abruzzo. Lì Berlusconi ha concesso l’apparentamento alle liste civiche più strane ma non all’Udc».
Abruzzo, Trentino: un po’ più vicini al Pd lo siete.
«No. In Trentino appoggiamo, insieme al Pd, un democristiano come Lorenzo Dellai. E in Abruzzo andremo da soli con il nostro candidato Rodolfo De Laurentiis».
Un azzardo, visto il sistema elettorale.
«E’ vero, ma è anche un grande investimento per il futuro. E’ certo che non possiamo sostenere il candidato di Di Pietro e nemmeno stare in coalizione con Rifondazione».
Cosa si aspetta dalla manifestazione del Pd? «Non mi associo a chi la prende a pretesto per attaccare Veltroni. Tra l’altro sono certo che Veltroni non manifesterà contro qualcuno ma facendo passare parole d’ordine positive. Questo è lo spirito di un partito che è andato da solo per diventare un partito riformista».
Autosufficienza: il sogno veltroniano è finito?
«Questo appare chiaro. Ma finirà anche quello di Berlusconi. Per ora a destra c’è la luna di miele ma aspettiamo. In politica è la cosa più difficile ma è anche il migliore investimento».
Aspetta Montezemolo?
«E’ un amico e ho smesso di evocare il suo impegno diretto in politica perché, ogni qual volta l’ho fatto, in lui sono prevalse le esitazioni. Magari, se non dico niente, scende in campo sul serio. Comunque condivido molte delle cose che ha detto».
Ovvero: basta finanza creativa, si torni all’economia reale.
«Sì. E aggiungo che oggi è il momento delle conversioni. Non mi riferisco certo a Montezemolo ma a tutti quelli che per anni hanno inventato cartolarizzazionie e finanza creativa. E che, nel frattempo, predicavano scetticismo sull’Europa. Ora ricorrono all’iniziativa dello Stato e si dicono convinti europeisti».
Si riferisce al governo.
«Certo. Noi voteremo le misure anticrisi emendandole positivamente. Dico però al governo: attenzione a non mettere troppo sotto controllo l’economia, passando da un eccesso all’altro. Ieri il centrodestra ha mancato di spirito liberale, oggi non deve diventare una coalizione social-populista. Tremonti ha fatto bene a tenersi la carta statale ma non basta visto che la recessione è già in atto».
Vuole dire che mancano le riforme?
«Sì, basta vedere il progetto di liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Non solo è più arretrato di quello della Lanzillotta, ma anche di quello emendato da Rifondazione. Per assecondare la Lega non si rompono i monopoli che proliferano all’ombra dei comuni come tante piccole Iri».
Scuola: tutti contro la Gelmini.
«Noi siamo d’accordo su alcuni punti di merito della riforma: il voto in condotta, il grembiule, la lotta al bullismo. E per questo ci siamo astenuti in Parlamento. Vedo però il rischio che la riforma della scuola la faccia Tremonti e non la Gelmini. Vogliamo vedere le cifre dei tagli. Ad esempio, possiamo fare tutte le discussioni accademiche sul valore pedagogico del tempo pieno ma abolirlo non è una risposta alla crisi sociale della famiglia: se i bambini escono prima da scuola molte famiglie non sanno dove sbattere la testa».