Le piazze e i leader restano nettamente separati e distanti. Ma il bersaglio è uno solo: il governo di Silvio Berlusconi. Le sinistre e Antonio Di Pietro scendono in piazza a Roma nelle stesso giorno unite nella raccolta di firme per il referendum contro il lodo Alfano, promosso dall’Idv, e dall’obiettivo di smantellare gli atti dell’esecutivo, dalla riforma Gelmini, all’economia. Ma anche per rivendicare l’opposizione dura all’esecutivo, contrapposta a quella “gentile” del Pd, che scenderà in piazza il 25 ottobre.
Per la sinistra radicale, che sfila da piazza della Repubblica alla Bocca della Verità, la manifestazione ha il valore della rinascita dopo il terremoto elettorale e le guerre intestine dentro Rifondazione. «Oggi è la fine del ritiro», annuncia il segretario Prc Paolo Ferrero. Molto più baldanzoso appare Di Pietro che torna a piazza Navona con 12 gazebo per la raccolta delle firme e l’orgoglio della «piazza che nessuno riesce a zittire».
Via a campagna contro il lodo Alfano. In una piazza Navona gremita da migliaia di persone Di Pietro ha dato il via alla raccolta delle firme contro il lodo Alfano. In un giorno sono state raccolte 250.000 firme per il referendum che dovrebbe «cancellare l’impunità di Silvio Berlusconi». La kermesse dell’Idv ribattezzata “Prima giornata nazionale della legalità” farà da apripista ad una serie di iniziative sparse per l’Italia. «Non lasciarti sfuggire di mano la tua libertà. Hai il dovere di fermare la dittatura del Berlusconi IV», è l’invito rivolti ai partecipanti dall’Idv. Spazio alla politica, ma anche all’intrattenimento con musica (con Simone Cristicchi) e alla satira (sul palco Andrea Rivera).
«Una volta tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge – recita il volantino distribuito sulla piazza – oggi in Italia non è più così. Dopo il Lodo Alfano la legge è uguale per tutti i cittadini meno quattro: il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, il presidente della Camera e il presidente del Senato, che godono ora di un’impunità così vasta che anche se fossero colti sul fatto mentre commettono in reato gravissimo come un omicidio, non solo non potrebbero essere condannati, ma neppure si potrebbe iniziare il processo».
Di Pietro: resistenza contro dittatura alle porte. «No al governo delle truffe. Non aspettiamo certo domani per fare opposizione. L’opposizione il giorno dopo la lasciamo agli altri», ha detto Di Pietro. L’ex pm non usa mezzi termini per criticare il Berlusconi quater: «quando c’è la dittatura alle porte, la resistenza si fa subito». La novità è stata che Di Pietro ha usato toni “dolci” (talmente dolci che sono apparsi sarcastici), nei confronti del Pd: «Non siamo qui per contestare l’opposizione “gentile” dei nostri alleati. Loro preferiscono attendere la pronuncia della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. Noi no. Ciascuno fa la sua opposizione come la vuole fare ma non è questa l’anomalia. La vera anomalia resta Silvio Berlusconi».
Resistere, resistere, resistere. «C’è un solo modo sicuro per non perdere: dobbiamo resistere. Non dimentico quello che mi diceva il mio procuratore capo a Milano, Francesco Saverio Borrelli e cioè che dobbiamo resistere, resistere, resistere!». A fine serata Di Pietro sale di nuovo sul palco di piazza Navona e invita «tutti a non rassegnarsi al governo Berlusconi. Noi lavoriamo per trasformare questa piazza in un agorà della democrazia. faremo in modo che piazza Navona diventerà sempre di più la piazza della legalità». Il leader dell’Idv lancia un messaggio a Walter Veltroni: «non andiamo alla ricerca del voto degli altri ma cerchiamo di riconquistare la fiducia della gente che l’ha persa».
Dario Fo critica Napolitano. La manifestazione di Piazza Navona è stata giudicata dall’ex pm «un grande successo, rafforzato dalla presenza di Dario Fo e Franca Rame. Hanno firmato anche loro». Il premio Nobel è stato perfino più antiberlusconiano del padrone di casa: «Il Lodo Alfano è fuori dalla Costituzione. In una nazione civile non sarebbe stato accettato e nessun presidente della Repubblica lo avrebbe firmato», ha detto.
Gli organizzatori: siamo trecentomila, 20mila per la questura. A qualche chilometro di distanza da Di Pietro, manifestazione della sinistra antagonista contro le politiche economiche del governo Berlusconi e di Confindustria. Dal palco montato a piazza Bocca della Verità, gli organizzatori hanno annunciato nel pomeriggio la presenza di 300mila persone, contro le 200mila comunicate qualche ora prima. Per la sinistra extraparlamentare si tratta di ritorno sulla scena politica dopo la debacle elettorale. Secondo la questura in piazza c’erano invece solo 20mila persone.
Alla manifestazione hanno partecipato tutte le forze dell’ex Arcobaleno: i Verdi guidati da Grazia Francescato, Sinistra Democratica con il coordinatore Claudio Fava, il Pdci di Oliviero Diliberto e Rifondazione con il segretario del partito Paolo Ferrero e il governatore della Puglia Nichi Vendola. «L’opposizione è nelle nostre mani», recita lo slogan ufficiale su cui il popolo della sinistra è chiamato a scendere in piazza.
L’idea del corteo, secondo quanto ha spiegato il presidente dell’associazione Forum ambientalista, Ciro Pesacane, «è nata dal mondo delle associazioni, poi hanno aderito i partiti della sinistra». «Non abbiamo nulla a che fare con la manifestazione di Di Pietro – ha tenuto a sottolineare Pesacane – noi manifestiamo contro il Governo e la Confindustria, loro contro il lodo Alfano».
Sul palco i rappresentanti delle varie associazioni che fanno parte del comitato organizzatore della manifestazione, tra le quali l’Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani, in onore della quale, la piazza, spontaneamente, ha intonato «Bella ciao». Gli interventi hanno posto l’accento sul «sentimento di paura su cui fa leva il centro destra», «Il preoccupante dilagare del fenomeno della xenofobia e del razzismo», «l’azione del Governo che esautora il ruolo del Parlamento», «il rischio della soppressione della libertà di stampa a causa dei tagli all’editoria».
Casini: in Italia non serve putinismo «Credo che non abbiamo bisogno di “putinismo” in Italia ma di democrazia e libertà, soprattutto dei cittadini di scegliersi i propri parlamentari». Lo afferma Pierferdinando Casini, leader dell’Udc, a margine della raccolta firme organizzata dai giovani del suo partito contro l’eliminazione delle preferenze alle elezioni europee e per l’introduzione delle stesse alle politiche. «Gli italiani vogliono decisionismo ma anche libertà. Non posso accettare nomenclature vecchio stile, o a livello di nomenclature russe che decidono dal primo all’ultimo degli eletti al Parlamento europeo. Dire sì alle preferenze significa accettare l’idea che la democrazia non possa essere delegata a due o tre persone». Casini aggiunge anche di non approvare la chiusura di Berlusconi nei confronti dell’opposizione, andando in contro alla recessione «serve un nuovo spirito di solidarietà nazionale». In merito alle firme raccolte oggi in piazza Casini commenta: «L’Udc fa un’opposizione responsabile in Parlamento. Naturalmente la piazza, se è educata e rispettosa, è sempre un evento democratico. Ma oggi è il momento della responsabilità nazionale e parlamentare. Mi auguro che la sindrome di autosufficienza lasci il posto nei prossimi mesi ad un più pacata riflessione».
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