Una rosa di nomi, presentata dall’opposizione alla maggioranza, tra i quali scegliere il prossimo presidente della commissione di Vigilanza Rai.
Secondo Pier Ferdinando Casini, potrebbe essere questa alla fine la mossa con cui riuscire a sbloccare l’impasse per la poltrona di Palazzo San Macuto.
Il leader dell’Udc, durante una conferenza stampa alla Camera, ha spiegato infatti che “il servizio pubblico non può diventare terreno di scontro politico” e che quindi, data la situazione di stallo, potrebbe servire un “sedersi attorno a un tavolo” e fare un “patto fra gentiluomini che riguardi anche il Consiglio di amministrazione e il Direttore generale”.
Dare “una rosa di nomi, ad esempio, potrebbe fare uscire tutti dalle difficoltà. Noi – aggiunge – abbiamo sempre votato Orlando per correttezza, anche se la convenienza poteva suggerirci altro”.
Poi sottolinea: “E’ ridicolo, assurdo e autolesionista per l’opposizione dire che bisogna aspettare la manifestazione della sinistra. Con tutto il rispetto per l’iniziativa di Veltroni, se si rimprovera la maggioranza di avere poco senso delle istituzioni, non si può poi dire parliamone dopo il 25. Saremmo contraddittori”.
Casini esprime quindi apprezzamento per l’ appello del Capo dello Stato sul voto per l’elezione di un giudice della Corte Costituzionale e sulla presidenza della Vigilanza Rai: “Il Presidente Napolitano è stato ineccepibile come sempre. Il Parlamento non deve scaricare le sue contraddizioni sul presidente della Repubblica. Bene ha fatto a richiamarci alle nostre responsabilità”.
“Per il giudice – spiega – noi ieri abbiamo votato D’Onofrio proprio per dare un segnale del fatto che non si può andare avanti così. Chiediamo ai presidenti Fini e Schifani immediate e consecutive convocazioni per l’elezione del giudice della Consulta e per la Vigilanza”.
Nel corso della conferenza stampa il leader Udc ha voluto però anche riflettere sui rapporti tra Governo e Parlamento, dopo che il premier Berlusconi ha chiesto una modifica dei regolamenti di Camera e Senato per rendere più snella l’attività legislativa, sostenendo che così si evita la depressione dei parlamentari.
“Per evitare la frustrazione dei parlamentari – risponde Casini – bisogna smetterla con l’esproprio delle Aule, a colpi di fiducia, decreti legge e maxiemendamenti. E’ aumentato l’uso dei decreti legge, si strozzano le discussioni nelle commissioni con la presentazione di maxi-emendamenti, si va avanti a colpi di fiducia. Il Parlamento perde il suo ruolo. Allora sì che c’è depressione”.
Addirittura, nota Casini, “nel collegato alla Finanziaria è stata inserita la riforma del processo civile che non ha potuto vedere nemmeno la commissione Giustizia esprimersi”.
E il leader dell’Udc individua nella legge elettorale attuale il problema principale: “I deputati e i senatori non hanno più alcun collegamento con gli elettori. Sono nominati dai capibastone o dai capipartito, non hanno più un ruolo centrale perché non devono rendere conto ai cittadini”.
Per questo, ribadisce, è necessario “tornare a un meccanismo elettorale che reintroduce le preferenze”.
Sulle parole pronunciate ieri dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, Casini commenta: “Sono lieto che a seguito del nostro intervento Fini abbia correttamente puntualizzato sul ruolo del Parlamento. Si è tanto favoleggiato – aggiunge – sui miei dissidi con Berlusconi quando ero Presidente della Camera. Io difendevo il Parlamento, una difesa non corporativa ma ragionata. Sarebbe stato un fatto molto grave se Fini non lo avesse fatto. Confidavo lo facesse”.
Quanto all’ aspirazione del premier al Colle, osserva: “Ciascun uomo politico che ha consenso del Paese e numeri può legittimamente aspirare al Quirinale”.
“L’aspirazione – aggiunge – fa parte naturale del percorso di ogni uomo politico e che Berlusconi abbia questa aspirazione mi pare naturale. Che poi ci vada è un altro paio di maniche…”.
Da Casini anche un giudizio sul federalismo: “Finora si sa che si sono spesi sette milioni e 200 mila euro per studiarlo. Il resto è fumo, non possiamo essere né favorevoli né contrari perché ancora non si sa niente. Non si conoscono i numeri”.
Infine una battuta sulla mancata elezione del giudice costituzionale: “Se solo si volesse farlo non ci vorrebbe molto”.