“E’ un’accusa del tutto fuoriluogo e anche ridicola. Ricordo a Emma Marcegaglia che nell’84 io mi battevo contro gli effetti perversi della scala mobile. Mi presi gli insulti per questo”. Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, in un’intervista a ‘La Repubblica’, respinge l’accusa, lanciata dalla leader di Confindustria, di essere il fautore del ritorno alla scala mobile e ribadisce le ragioni della rottura con Confindustria, ma anche con Cisl e Uil. “All’epoca, Emma Marcegaglia era poco più d’una bambina, quindi non può ricordare, altrimenti non avrebbe detto quelle cose. Non permetto a nessuno di sostenere che vorrei ripristinare la scala mobile”, aggiunge Epifani.
Sul merito della proposta di Confindustria per la riforma degli assetti contrattuali, il leader della Cgil dice: “La proposta degli industriali opera due correzioni al ribasso. Intanto abbassa la base retributiva sulla quale calcolare gli incrementi a livello nazionale. È un’operazione che, a seconda dei settori, può portare a una riduzione della base di partenza dal 12 al 30 per cento”. Sulla piattaforma confindustriale, inoltre, il segretario generale ha indetto una conferenza stampa per spieganre il merito e le ricadute sui lavorotri.
Sull’indice inflazionistico individuato dalla “Ipotesi di accordo” stilata dagli industriali, Epifani osserva: “L’indice verrebbe depurato dall’inflazione importata, in particolare dall’aumento dovuto alla dinamica dei prezzi petroliferi. Sa cosa vuol dire questo? Che i lavoratori pagherebbero due volte l’aumento della benzina e della bolletta energetica: una volta come consumatori, una volta come lavoratori dipendenti. Le sembra giusto? In più una strada di quel tipo toglierebbe ogni responsabilità a imprese e governo sulla politica dei redditi”. Sul capitolo relativo alla contrattazione di secondo livello, il segretario generale della Cgil precisa: “Non c’è alcuna spinta a allargare e a innovare sul piano qualitativo la contrattazione aziendale. E poi, accanto a un meccanismo ipertrofico di procedure e sanzioni, si snatura il ruolo del sindacato al quale verrebbero affidate, attraverso gli enti bilaterali, funzioni di servizio alle imprese”.
Per il leader della Cgil da parte di Cisl e Uil “c’è una sottovalutazione delle conseguenze sulle dinamiche retributive, tanto più che il governo ha deciso di non sostenere il lavoro dipendente attraverso le detrazioni fiscali”. E sul prossimo appuntamento per venerdì 10 ottobre, Epifani dice a Confindustria: “Non siamo di fronte a un accordo aziendale o di settore. Sono in discussione le regole, l’architettura delle relazioni industriali. Sarebbe di buon senso condividerle. E poi perché sottoporre a una nuova lacerazione il paese in un momento di difficoltà? Lo dico a Confindustria – conclude – perché sono le controparti a decidere gli accordi separati, non certo Cisl e Uil”.